Fumettindelebili.com » Cultura Asiatica » La misoginia linguistica: il giapponese odia le donne
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Ultima Modifica 25 Gennaio 2024 11:55

La fama del Giappone si è espansa sempre di più negli ultimi anni, forse anche perché molte persone occidentali hanno iniziato a interessarsi di cultura giapponese, grazie soprattutto all’influenza di anime e manga, facendo diventare la parola “otaku” un fenomeno internazionale. Alcuni appassionati della cultura e società nipponica hanno iniziato anche a studiare la lingua. Infatti, il giapponese può sembrare a primo impatto una lingua difficile (specialmente per la scrittura e la lettura) ma nel parlato colloquiale è in realtà molto più semplice della stessa lingua italiana. C’è però un lato oscuro di questa lingua che in pochi conoscono, una parte ricca di controversie.

Il giapponese si basa su tre tipi di alfabeti: Hiragana, Katakana e Kanji. In origine furono i cinesi ad inventare la scrittura a ideogrammi che ha poi ispirato quella giapponese, ma in pochissime persone sanno che i Kanji (i complicatissimi ideogrammi) sono stati creati dagli uomini di alto rango, mentre l’Hiragana (una versione più semplice per struttura) dalle donne. C’è un motivo preciso dietro questo.
Quando si inizia a studiare il giapponese, una persona incontrerà parecchi kanji, dal significato non proprio lusinghiero, creati usando spesso il carattere “donna” (女).
Parole come “rumoroso”, “economico”, “gelosia” e addirittura “spiacevole” contengono tutte il carattere di “donna”, dal momento che nell’antico Giappone quest’ultime erano considerate delle schiave al servizio degli uomini e non godevano di buona stima in molteplici contesti socioculturali.

Il giapponese ci dimostra così come da una lingua antica, ma usata ancora oggi, sia possibile andare indietro nel tempo e raccontarne la storia, alle volte non così bella come ci aspetteremmo da un paese sempre più all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e innovativo, ma ancora chiuso in determinati schemi di pensiero antichi.

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