L’uomo che uccise Lucky Luke
“L’uomo che uccise Lucky Luke” è una graphic novel pubblicata nel 2016 di Matthieu Bonhomme, fumettista francese che si è cimentato con il personaggio di Maurice De Bevere in quest’opera originale e dallo stile geniale.
Ciò che colpisce, è come l’atmosfera di Lucky Luke divenga, sotto la penna di Bonhomme, stranamente seria, anche cruda, senza però risultare del tutto aliena al materiale d’origine. Il disegno, pur preferendo tinte più scure e dettagli ricercati, rispetta lo stile a cui ci aveva abituati Morris. L’improvvisa serietà probabilmente è recepita favorevolmente dal lettore grazie al fatto che l’opera originale non disdegnava il dark humor.
Se vi ho interessati a leggere il fumetto, so di aver fatto bene il mio lavoro.
Se vi ho interessati a continuare a leggere l’articolo, vi informo che da qui in avanti troverete pesanti tracce di SPOILER
Lucky Luke e il vizio del fumo
Da principio, il personaggio di Lucky Luke era un fumatore. Nel 1983, dopo più di trent’anni di storie, l’autore decise poi di eliminare la sigaretta a favore di una spiga di grano. Il fumetto di Bonhomme narra la storia di come sia avvenuto questo passaggio. E il perché.
Giunto a Froggy Town, una città funestata dalla pioggia, dalla miseria e da una carestia di tabacco, al cowboy solitario viene richiesto di fare luce sulla scomparsa dell’oro dei minatori. Nel corso dell’indagine, il leitmotiv sarà la ricerca di Lucky Luke si una sigaretta integra e il confrotto con il suo Doc Wednesday. Doc è il futuro che potrebbe attendere Luke: anche lui era un giustiziere del west, abile quanto il suo giovane collega, ma la sua carriera e la sua salute stanno trovando fine prematura a causa del fumo e del bere. Eccessi, considerati la norma nella loro linea di lavoro quasi tanto lo schivar pallottole. Più volte il Doc esprime preoccupazione per la salute del suo amico più giovane, sia nel modo in cui si tratta, sia nel modo in cui affronta il pericolo.
Dove sono Averell e il cane parlante?
L’umorismo è ridotto al minimo. Le poche scene volte a rubare il sorriso ai lettori, hanno sempre un che di crudo. La scena in cui il capo indiano spiega al cowboy che anche loro hanno avuto un’improvvisa penuria di tabacco, a mio giudizio la scena più comica della storia (ma è un parere puramente personale) avviene subito dopo che Lucky Luke ha fermato una folla di cittadini che volevano linciare la tribù. Si ha spessò l’impressione di essere in una storia di Tex più che di Lucky Luke.
Mutare lo stile orginale di un’opera consolidata, come Lucky Luke, è sempre una mossa azzardata. Abbiamo visto molti altri progetti tentare e fallire. Ma Bonhomme è stato capace di realizzare una storia non solo interessante di per sé, ma che simboleggiasse un passaggio importante nella vita del protagonista.
Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osserva. Praticamente innocua.