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Breve analisi – Il gabinetto del Dottor Caligari

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Breve analisi – Il gabinetto del Dottor Caligari

La cittadina di Holstenwall

L’inquadratura iniziale del film si apre con un iris sulla ‹‹maledetta›› cittadina di Holstenwall, nella Germania del 1830. ‹‹Maledetta›› in quanto, secondo il racconto in analessi di Francis, in questa macabra cittadina un certo Dottor Caligari è pronto a presentare, in una fiera, il suo sonnambulo Cesare, in grado di prevedere il futuro.

La cittadina si staglia in un cielo indefinito, mostrando le sue sagome informi protese verso l’alto, come in un moto perpetuo d’emozione incontrollata. Scenografie del genere, alternanza di colori caldi e freddi predominanti e ambientazioni da incubo dell’inconscio sono solo alcune delle caratteristiche che rendono il capolavoro di Robert Wiene come rappresentante del cinema tedesco espressionista.

Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) - Locandina a colori degli anni '20
Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) – Locandina a colori degli anni ’20

L’ispirazione alla pittura espressionista

Il film risente tantissimo della lezione artistica espressionista, specie grazie al movimento dei “Die Brucke” (“Il ponte”), creatori di un ponte fra le epoche dell’arte, fra i cui pionieri si annovera il peculiare Ernst Ludwig Kirchner.

La lezione espressionista è presa, capita, compresa e riadattata da Wiene ai canoni cinematografici andando a designare Il gabinetto del Dottor Caligari del 1920 come film rappresentativo di un’epoca ma allo stesso tempo considerato come il primo film horror della Storia. Solo per questioni di successo, il film in questione fu surclassato dal più noto Nosferatu (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, considerato ad oggi come il “vero” primo film horror.

Gli spettatori dell’epoca erano già abituati al gesto veloce delle pennellate dei quadri espressionisti, moti dell’animo rappresentati su tela. In tal senso, il regista reinterpreta questi segnali fornendo al pubblico comunque un qualcosa di nuovo. Un mondo “altro”, quasi al di là del tempo e dello spazio, introdotto per via di un racconto in flashback, dalle ricche sfumature lugubri e tetre, a partire dalle ombre marcate, allungate e mostruosamente inquietanti: una sorta di marchio di fabbrica del cinema espressionista. Forte il richiamo espressionista nelle didascalie, ricche di quelle tanto amate pennellate alla “Die Brucke” o alla “Blaue Reiter”.

Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) - Visioni della cittadina di Holstenwall
Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) – Visioni della cittadina di Holstenwall

La scenografia e i personaggi

La scenografia è resa parte integrante, quasi personaggio attivo, grazie alle sue varie, e deformate, composizioni, con l’alternanza del colore ocra e blu. I personaggi stessi sono parte integrante della scenografia. Questi sono quasi sempre menomati, malati, infermi, grotteschi uomini che al solo sguardo si percepisce un forte odore di alcolici. Si muovono all’interno della scenografia diventandone un tutt’uno; sono comunque personaggi attivi, ma al tempo stesso stilizzati in un mondo diegetico che perfettamente gli si addice.

Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) - Il sonnambulo Cesare
Il gabinetto del Dottor Caligari, Robert Wiene (1920) – Il sonnambulo Cesare

Le lente inquadrature sono volutamente realizzate da Wiene al fine di permettere allo spettatore di osservare e analizzare tutta la complessa scenografia e il grande lavoro di make-up realizzati nel girato. Un girato che è ben al di là della semplice rappresentazione emotiva espressionista. Un girato che influenzerà notevolmente tutto il cinema horror, e non solo, che di lì a poco si sarebbe succeduto.

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