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Asylum: Twisted Horror and Fantasy Tales

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Asylum: Twisted Horror and Fantasy Tales.

Asylum: Twisted Horror and Fantasy Tales è un film antologico del 2020 e non starò qui a insultare la vostra intelligenza specificando che parliamo di horror. Come molti film di questo genere, che vedono diversi registi dietro altrettante macchina da presa, è difficile dare un giudizio unanime.

Certi spezzoni possono essere qualitativamente migliori di altri e molto spesso lo stesso approccio al genere muta di volta in volta. Come esprire quindi un’opionione?
Molto facile: con internet e tempo libero da buttare, e io possego entrambe.

Tuffiamoci alla scoperta di questa (forse) perla nascosta, considerando che si esprimeranno SPOILER e opinioni personali,

Asylum

Fin dalla notte dei tempi (ossia Boccaccio) le antologie hanno bisogno di una cornice. La cornice di questo film è forse un suo punto debole. Brandon non ci appare come il solito narratore desideroso di raccontare: è chiaramente concentrato nella propria vicenda, quella che in teoria dovrebbe essere il twist finale, ma che non sorprende più di tanto lo spettatore. Da parte sua, fare da filo conduttore ai vari corti è quasi una scocciatura e come risposta a ciò il pubblico si disinteressa di Brandon.

The Cleanising Hour

La storia di un finto esercismo che si tramuta in un vero esorcismo. Una commedia nera, sotto certi aspetti, ben raccontata, ma che in effetti soffoca in poco più di quindici minuti. Verrebbe da domandarsi perché non ne hanno fatto un film a parte…. ops!

Drudge

Il modo migliore per descrivere questo corto: “E se Scream terminasse con la morte di Drew Barrymore?”. Drudge non ha necessariamente qualcosa che non va in sè, ma fa montare un hype pazzesco lasciandoti poi nella più completa ignoranza. Non abbiamo idea di chi sia questo fighissmo killer a metà fra Ghostface e un Predator, non sappiamo chi saranno le prossime vittime e perché agisca. E rimaniamo così, pronti per il prossimo spezzone.

A father’s day.

Si è detto di tutto e di più sul filone zombie. Si è raccontato il mondo post-apocalisse in ogni salsa possibile, ma è bello vedere che si può sempre trovare qualcosa di nuovo. In neanche dieci minuti, Mat Johns ci regala un toccante quadro famigliare, magistralmente interpretato. Nella totale assenza di dialogo l’espressione degli attori rende al contempo lo smarrimento, la riscoperta e l’affetto. A differenza dei precedenti, non credo che potrebbe rendere meglio in un lungometraggio, ma questi dieci minuti sono oro.

Rip

Rip è decisamente una di quelle storie che non è per tutti: il filone di appartenza è il grottesca, violentemente contaminato con uno splatter devo dire ben reso. Il protagonista è una sorta di Fantozzi ispanico. Gravato da una moglie e una madre più interessate a non sfigurare e l’incapacità di morire. La desolazione che traspare in questo corto può abbattere molto più degli ettolitri di sangue versati, ma alla fin fine è tutta una questione di gusti.

Mamon

Il secondo corto in lingua spagnola dell’antologia supera il grottesco e sfocia nel delirio assoluto. Come se qualcuno avesse buttato giù le idee per un possibile film dei Griffin e all’ultimo avesse dimenticato di metterci i protagonisti. Così sopra le righe e assurdo da non capire se è geniale o solo folle.

The Death, Dad and son

Vincent Paronnaud, già famoso per Persepolis, regala all’antologia un suo cortometraggio del 2017. Questa animazione di tredici minuti è forse il pezzo più bello del film, sia dal punto di vista della storia che della messa in scena. Animazione in stop motion e character designs eccellenti, regalano una storia divertente, toccante e inquietante nelle giuste proporzioni.

Entity

La CG di questa spezzone è fantastica. Su questo non si discute. Quando si vuole raccontare un horror fantascietifico è quasi necessaria. Il problema è che quasi non va oltre alla percezione. Della protagonista percepiamo solo un terrore che sentiamo come superficiale, visto che è la sua unica caratteristica. E nella sua visione di orrori cosmici lovecraftiani, non percepiamo il terrore agorafobico dell’immensità in cui è imprigionata.

Bloodbath

Trattandosi solo di uno spezzone di tre minuti, non si può pretendere molto. Indubbiamente sarebbe stata una scena di apertura molti di effetto in un film.

The last show

Questo è forse il punto più basso della pellicola. Tralasciando come la cornice di Brandon semplicemente abbandoni la narrazione, il film si conclude con quattro minuti di violenza gratuita. Sotto molti aspetti questo spezzone può essere visto come una critica di certi horror prodotti da un po’ di tempo a questa parte. Un’interpretazione che avvalorerebbe The Last Show se non fosse per due problemi. Il primo è il ritmo troppo frenetico che non permette di valutare in tal modo la scena, se era questa la motivazione. Il secondo, che è il corto di chiusura del film. Dato che non vi è altra conclusione, il finale brusco e brutale di The Last Show praticamente strozza lo spettatore catapultato nei titoli di coda.

Opinione?

Come ho detto, ci sono molti aspetti validi in Asylum: Twisted Horror and Fantasy Tales. E come molti film antologici, ritengo vada la pena provare nella speranza di trovare quei pochi minuti che validino l’intera visione.

/ 5
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Elisa Bellumori

Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osseva. Praticamente innocua.

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