Xiaolin Showdown – Un cartoon “dimenticato”
Molte sono le serie animate che hanno visto la luce tra la fine degli anni novanta e l’inizio del duemila. Alcune di queste sono amate ancora oggi, come SpongeBob e Ben 10. Altre, hanno avuto solo un discreto successo, e ad oggi sono poco ricordate. Tra queste, una degna di nota è sicuramente Xiaolin Showdown, creata nel 2003 dalla cinese Christy Hui e prodotta dalla Warner Bros. Vediamola nel dettaglio.
Trama
Molti secoli prima degli avvenimenti della serie, un monaco Shaolin, il Gran Maestro Dashi, affrontò la perfida strega Wuya. Usò i poteri degli Shen Gong Wu, oggetti magici dalle più svariate funzioni, dando vita al primo “Xiaolin Showdown”. Al termine dello scontro, Dashi riuscì a trionfare, imprigionando poi Wuya in una scatola di legno. Dopodiché, disperse gli Shen Gong Wu in giro per il pianeta. Circa 1500 anni dopo, la scatola finisce casualmente nelle mani di Jack Spicer, un ragazzo aspirante genio del male. Aprendola, libera lo spirito della strega dalla sua lunga prigionia.
Nel frattempo, in un tempio Shaolin, l’anziano maestro Fung informa quattro giovani monaci di quanto avvenuto. Con l’aiuto di Dojo, un drago mutaforma che aiutò Dashi a nascondere gli Shen Gong Wu, partono così alla ricerca degli oggetti mistici. Questo per evitare che finiscano nelle mani di Wuya e Jack.
I 52 episodi (distribuiti nell’arco di tre stagioni) narrano le vicissitudini dei giovani protagonisti. Tentano di aggiudicarsi i vari Shen Gong Wu sfidando i nemici in speciali scontri (gli Xiaolin Showdown, per l’appunto). Il tutto anche con l’aiuto dei poteri dei quattro elementi (acqua per Omi, fuoco per Kimiko, terra per Clay e vento per Raimundo). Nel corso della serie, dovranno vedersela con avversari più potenti e sfide sempre più difficili. È una lotta tra bene e male che sembra non avere fine.
Un caleidoscopio di culture in Xiaolin Showdown
Nella serie la cultura occidentale e quella orientale si mescolano costantemente. Basti pensare anche solo ai quattro protagonisti. Il cinese Omi (dall’aspetto un po’ stereotipato), la nipponica Kimiko, il brasiliano Raimundo e il texano Clay. Nonostante i diversi background si uniscono contro il nemico comune, ossia il Male. Per quanto riguarda l’ambientazione, questa è prevalentemente orientale. Dal tempio shaolin alla villa stile cinese di Jack Spicer, se escludiamo i Paesi visitati dai personaggi durante la ricerca degli Shen Gong Wu. Altro dettaglio ricorrente nella serie è la religione Taoista: difatti, concetti come il Qi e lo Yin Yang, saranno fondamentali per lo svolgersi dei fatti.
Considerazioni
Come già accennato, Xiaolin Showdon non ha avuto un grandissimo successo. Basti pensare che nel 2013 uscì Xiaolin Chronicles, una sorta di spin-off continuativo (inedito in Italia). Però non piacque nemmeno dagli stessi fan della serie originale, tanto da spingere Christy Hui ad interromperne la produzione. Ciò nonostante, ha i suoi punti di forza, come la dinamicità dei disegni e la “morale” di ogni singolo episodio. Persino il doppiaggio Italiano con voci non da poco, come quella di Davide Garbolino (Omi) e Gianluca Iacono (Chase Young).
Insomma, vale la pena guardare Xiaolin Showdown almeno una volta. Quindi… GONG YI TAN PAI!
Sono Claudia, Cludia per gli amici. Sono da sempre appassionata di serie animate. Da qualche anno ho iniziato a dare vita ai miei personaggi preferiti grazie al cosplay. Mi dedico inoltre al professional mermaiding e amo i lavori manuali (in particolare quelli all’uncinetto).