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Il ragazzo e l’airone: il volo di Miyazaki

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Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki è un caleidoscopio di colori. È bello, malinconico, stravagante e stoico. Ambientato dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale, la madre del protagonista Mahito Maki (doppiato da Giulio Bartolomei) muore nel bombardamento di un ospedale di Tokyo. Un evento tragico, intravisto attraverso un incubo ricorrente e suggestivo. L’anno successivo, Mahito viene portato in campagna, solo per essere tentato di seguire un airone- uomo ripugnante e dalla voce roca (Stefano Dori) in un sottosuolo di corridoi infiniti, regole dittatoriali, parrocchetti e folletti bianchi chiamati “warawara”.

Il ragazzo e l’airone: il volo di Miyazaki

Mahito è arrabbiato ma vulnerabile, infelice nella sua idilliaca nuova dimora, occupata da vecchiette impiccione e chiacchierone che si prendono cura della casa. È ossessionato dalla sensazione che avrebbe potuto salvare sua madre. Il dolore appanna il vetro tra i sogni e la vita reale. Questo sottile confine è un segno che contraddistingue Miyazaki che spinge il suo giovane protagonista in un mondo di fantasia e orrore. Mahito è chiamato a salvare la madre dalla sua triste fine. Una ricerca di un ragazzo che si immerge nella speranza della fantasia piuttosto che affrontare la triste realtà che lo attende a casa. 

Il viaggio di Mahito inizia con un airone, sia alleato che mostro, la cui bocca si apre per rivelare occhi sporgenti e un naso a bulbo, come se uno gnomo rabbioso si nascondesse nella sua gola. Da quel momento le immagini diventano selvagge. Godendosi piume e forme sfuggenti, trattando il tempo come un giocattolo per bambini. Miyazaki non teme di mescolare carino e morboso. I personaggi più pericolosi del film, il clan dei grandi pappagalli, sono anche i più sciocchi e buffi, con espressioni vacue, curiose e armati di coltelli dietro la schiena.

Il ragazzo e l’airone: il volo di Miyazaki

Il film non è soltanto un’incessante raffica di metafore dolorose. Nella torre, Mahito riesce in modo inaspettato a riconnettersi con la madre che ha perso. Inoltre, Miyazaki contrappone il ragazzino provocatorio e scostante a un cast di personaggi femminili di supporto che sono colorate, vivaci, esilaranti e a tratti sciocche, ma soprattutto amorevoli.

Il ragazzo e l’airone: il volo di Miyazaki

Probabilmente il momento più divertente è il brontolio delle vecchiette, che si fiondano su un pacco come allegri maialini su una mangiatoia. Questo permette all’eroe di vedere la sua famiglia non solo per quello che è adesso, ma per quello che è stata, dandogli una visione della vita come un viaggio. Dopo la perdita della madre potrebbe essere emotivamente bloccato – dentro una torre piena di minacce e meraviglie – ma esiste una strada da seguire, bisogna solo trovare la porta giusta. 

Un viaggio nell’esplorazione del dolore e dell’accettazione, che parla molto di più di un semplice rapporto tra un ragazzo e un airone. Loro due sono solo il punto di partenza per un film stratificato, visivamente avvincente e spietatamente sincero.

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Gianna Calatozzo

Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.

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