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Buona visione: Il drago di mio padre

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Buona visione: Il drago di mio padre

Buona visione: il drago di mio padre

Il 2D è morto.

Ormai al cinema l’animazione 3D ha soppiantato il passato, dando allo spettatore storie spettacolari e d’impatto. Certo, sta mostrando i suoi limiti, ma non verrà certo abbandonato presto.

Quindi l’animazione 2D può dirsi superata?

Non necessariamente. Ultimamente sono usciti dei film in 2D o in stop-motion che hanno mostrato che l’animazione non ha bisogno solo di computer grafica ed effetti speciali. Le animazioni classiche hanno ancora molto da offrire, anche per le nuove generazioni.

Un esempio?

Il drago di mio padre, su Netflix.  

Amicizia ed egoismo: due facce della stessa medaglia

Buona visione: Il drago di mio padre
Buona visione: Il drago di mio padre

La storia è raccontata dalla figlia adulta del bambino protagonista. Elmer, a causa della crisi economica, deve abbandonare la sua cittadina d’origine con la madre, e trasferirsi nella grande città di Nevergreen. Un dedalo di edifici grigi dove la vita pare assorbita dalla frenesia e dalla tristezza, e dove ha un primo duro impatto con la realtà.

La madre cerca di mostrarsi ottimista, ma i soldi mancano, la vita è dura e a volte si dicono le cose sbagliate nel momento sbagliato.

A causa di un litigio con lei, Elmer fugge, alla ricerca di qualcosa. Non sa neppure lui cosa, ma un gatto parlante, colpito dalla sua gentilezza, gli dà una missione: liberare un fantastico e magnifico drago, tenuto prigioniero sull’Isola Selvaggia.

Buona visione: Il drago di mio padre

Il viaggio di Elmer ha inizio, un viaggio che lo porterà a capire sua madre. Sì, perché per convincere Boris il drago a seguirlo e fargli guadagnare abbastanza soldi per aprire un nuovo negozio, gli mente. Cerca di sembrare adulto, mostrandosi senza paura, egoista anche, anteponendo sé stesso al drago.

Il drago di mio padre
Il drago di mio padre

Non è questo ciò di cui lui o Boris hanno bisogno. Lo scoprirà a sue spese, nel confronto con le creature dell’isola.

Di questo si tratta: confronto. Non c’è un cattivo, ma antagonisti alla ricerca degli eroi, che tuttavia hanno le loro ragioni per cercare di fermarli. È una storia che invita a riflettere, una dolce carezza in tempi duri. Se avete il tempo, approfittate per guardare Il drago di mio padre, per riscoprire la meraviglia e la voglia di essere coraggiosi.  

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Annamaria Nazzaro

Collaboratrice, futura storica dell'arte (si spera) ed appassionata di fumetti, videogiochi, serie tv e film. Attualmente ho un podcast, Eva deve morire, su Spotify. Spero di potervi vedere presto anche lì.

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