Blue-Eye-Samurai-anime
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Animata dalla società francese Blue Spirit, prodotta e scritta da Michael Green (Logan, Bladerunner 2049) e Amber Noizumi, Blue Eye Samurai è una produzione franco-statunitense disponibile dal 3 Novembre su Netflix, confermando ancora una volta il colosso di streaming come punto di riferimento privilegiato per serie animate di grandissima qualità e spessore.

Ambientato nel Giappone del periodo Edo, Blue Eye Samurai è il perfetto connubio tra diversi generi cinematografici, dal film di arti marziali ai revenge movie, intrecciandole con tematiche come la disabilità, l’emancipazione femminile, la prostituzione, la sessualità e il genere, razzismo e colonialismo; il tutto servito tramite una scrittura tagliente, cruda e carica di significato simbolico.

La trama e la sua protagonista

La serie, composta da otto episodi, segue le vicende di Mizu. Nata da uno stupro di una donna giapponese da parte di un uomo bianco, la sua vita è segnata dalle discriminazioni sin dalla tenera età. Il suo percorso di crescita come personaggio ma anche come spadaccina comincia sotto l’ala del maestro Eiji, un fabbro cieco, che la istruisce nella creazione delle katane destinate a grandi samurai.  Mizu è una guerriera abile e spietata, troppo testarda per morire, ed è guidata da una profonda sete di vendetta nei confronti di chi le ha inflitto la violenza del suo aspetto: gli ultimi quattro uomini bianchi presenti in Giappone, uno tra i quali suo padre.

Mizu è un personaggio estremamente complesso: la sua natura duale la fa camminare sulla linea sottile dell’essere né tutto né niente, né uomo né donna, né giapponese né bianca, né uomo né demonio, né moglie né Ronin. Il fato (o meglio, l’eccellente scrittura degli autori) fa intrecciare agevolmente la sua avventura con quella degli altri personaggi del cast, concludendo la narrazione in un finale aperto, con la prospettiva di una seconda stagione.

L’animazione

Oltre all’eccellente scrittura, ciò che salta immediatamente all’occhio è la direzione artistica della produzione. Seguendo il trend iniziato da Spider-man: Into the Spider-Verse (2018) e arrivato a maturazione completa con Arcane (2021), anch’esso targato Netflix, la tecnica d’animazione utilizzata è un ibrido tra 2D e 3D: un’unione vincente, che permette la libertà della computer grafica nella regia e la composizione delle scene di coesistere con un senso artistico originale, ispirato a Hokusai e l’arte pittorica giapponese classica. Il risultato è un animazione vivace, dove ogni scena può essere incorniciata in un quadro. Blue Eye Samurai è un’opera intensa, dalle mille letture e sfaccettature, che segna un nuovo punto di svolta nello standard delle serie animate per adulti.

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