Auguri a Jeff Bridges! Perché il 2021 è un anno speciale per il Drugo?
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Auguri a Jeff Bridges! Perché il 2021 è un anno speciale per il Drugo?

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I più lo conoscono come Drugo Lebowski. La generazione nerd anni ’80 invece associa il suo volto a quello di Kevin Flynn e quella dei 2000 al testone pelato di Obie. Un uomo, mille ruoli: ovviamente stiamo parlando di Jeff Bridges.

All’anagrafe Jeffrey Leon Bridges, il nostro attore oggi compie 72 anni. Ma a noi non è sfuggita un’altra importante ricorrenza: nel 2021 Bridges compie anche 70 anni di carriera nel cinema. Proprio così. Cominciò in fasce, con una particina in N. N. Vigilata speciale, intenso melodramma della RKO del 1951.

Gli inizi

Ripercorrendo la sua carriera, risulta strano ammettere come Jeff Bridges sia divenuto la grande star che conosciamo grazie a Il grande Lebowski, una delle opere meno “facili” della sua filmografia. In fondo, comunque, non è cosa poi tanto strana. Il cinema dei fratelli Coen è sì, stratificati e complesso, ma al contempo popolare. E d’altro canto, quando azzecchi un personaggio come il Drugo, c’è ben poco da fare.

In 7 decenni, Bridges è stato protagonista di capolavori (L’ultimo spettacolo, I cancelli del cielo, e appunto The big Lebowski). E’ stato corteggiato da una sfilza infinita di immensi autori, fra cui John Huston, John Frankenheimer, Michael Cimino, Sidney Lumet, Peter Bogdanovich, Alan J. Pakula, Francis Ford Coppola, Terry Gilliam, Ridley Scott, Joel ed Ethan Coen, John Carpenter, solo per dirne alcuni. Certo, ci sono state anche le boiate (R.I.P.D., Il settimo figlio, The Giver), ma in 69 opere era impossibile non trovarne. Con questo breve articolo noi oggi lo omaggiamo suggerendovi 5 film che forse non avete ancora visto. E che sicuramente dovete recuperare.

Nel Marvel Cinematic Universe

Starman (John Carpenter, 1984)

Un piccolo gioiello della fantascienza, con l’unica colpa di essere uscito nel periodo dei massimi capolavori del genere. Ma Starman ha ancora tanto da raccontare. Rispetto a tanti sci-fi dell’epoca, il film di Carpenter porta avanti il pessimismo dell’autore sull’umanità, sulla sua capacità di comprensione e accettazione del diverso. Da riscoprire.

Tucker – Un uomo e il suo sogno (Francis Ford Coppola, 1988)

Dopo le pietre miliari degli anni ’70, gli eighties sono per Coppola un decennio difficile. Quello della fine della nuova Hollywood, dei fallimenti delle case di produzione. Ma il regista de Il padrino e Apocalipse now non si perde d’animo e confeziona nuove straordinarie perle, tra cui questo fantastico biopic su Preston Tucker, progettista americano degli anno ’40, che ideò un’automobile futuristica. Il sorridente Bridges è la cartina tornasole di un’America torva, avida e scorretta. E Tucker diventa un racconto modello del sogno – o meglio dell’incubo – a stelle e strisce.

Tideland – Il mondo capovolto (Terry Gilliam, 2005)

Tideland è una gemma sconosciuta del geniale Terry Gilliam. Proprio lui, l’autore di Le avventure del barone di Munchausen (1988) e di Paura e delirio a Las Vegas (1998). E in questa inquietante favola il regista del Minnesota mette tutta la sua poetica, tornando sulle sostanze stupefacenti e dando a Bridges un piccolo ma indimenticabile ruolo: quello del padre tossicodipendente della ragazzina, protagonista delle fantastiche avventure a venire.

L’uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Impossibile scordarsi del tenente colonnello hippie Bill Django, character secondario di questa surreale commedia antimilitarista. Tante le chicche del cast, dall’autoironico George Clooney al protervo Kevin Spacey.

7 sconosciuti a El Royale (Drew Goddard, 2018)

Chiudiamo la rassegna con un piccolo grande film: uno dei migliori noir-pulp dello scorso decennio. Siamo nel 1969, al confine fra California e Nevada, dove una cantante soul, un piazzista, un prete (Jeff Bridges) e una misteriosa ragazza si incontrano all’albergo El Royale. Ognuno di loro è arrivato lì con scopi diversi, ma i rispettivi destini finiranno, inevitabilmente, per incrociarsi. 7 sconosciuti è scritto e diretto dallo sceneggiatore di The martian (Ridley Scott, 2016) nonché regista di Quella casa nel bosco (2011), entrambi consigliati. Abilità di penna e colpi di scena sono di casa in un film che è puro piacere per gli occhi.

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