Anime vs Manga, quando l’animazione è un flop
Negli ultimi anni non sono mancate le produzioni di nuovi anime basati su manga eccezionali: ma non tutti sono stati dei capolavori.
Il mondo manga è tornato sulla cresta dell’onda e centinaia di anime sono apparsi sui principali servizi di streaming, da Netflix ad Amazon Prime.
Una coincidenza che sa di marketing, ma che fa piacere agli utenti che possono finalmente godersi gli anime su piattaforme legali e accessibili.
In un linguaggio che parla a numeri, più visualizzazioni equivalgono a più richiesta e i big dello distribuzione sono accorsi a soddisfare questo nuovo bisogno. Ma in che modo?
Netflix e tanti altri non hanno molta esperienza in materia d’animazione e il rischio di realizzare un prodotto che non rispecchi l’opera è alto.
La via del grembiule non è un caso isolato di un Netflix Original da flop.
Devilman CryBaby, per quanto rispetti la storia sia fedele al manga di Go Nagai, presenta un livello qualitativo povero con animazioni a tratti statiche.
Forse Netflix si è spinta troppo oltre con la scelta di simili produzioni, provando ad imitare la qualità giapponese, che per ora è un lontano miraggio.
Non sempre è colpa del pressapochismo delle società d’intrattenimento, vedi il caso di Promised Nerverland.
Dal manga pubblicato dalla Shonen Jump, non ci si capacita come possa essere uscito un anime talmente tagliuzzato da far perdere il ritmo alla storia.
Come per Tokyo Ghoul, la necessità di abbreviare una storia di venti volumi ha portato a una serie sconclusionata da rimpiangere la prima stagione.
Una questione di numeri: con i ritmi massacranti delle case di produzione, gli scandali sulle condizione lavorative e la richiesta di prodotti sempre nuovi, capitano anche dei flop.
Per questo il consiglio è mai giudicare un manga dal suo anime!
Trovate tutti i manga citati pubblicati in Italia da J-Pop qua e il consiglio è sempre di dargli una seconda chance!
