Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?
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Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?

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Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?

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Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?

Una critica che si sente molto spesso negli ultimi tempi è non c’è nulla di nuovo da guardare.

Sembra assurdo, considerata la quantità di contenuti che si ha a disposizione. Il problema è più complesso, e riguarda gli ormai infami reboot, non sempre graditi dal pubblico, anche se in rari casi (es. She Ra su Netflix), riescono a superare in qualità il prodotto originario.

Certo, vengono annunciati troppo di frequente, e i risultati lasciano a desiderare. Ma è giusto continuare a rinarrare la stessa cosa? Non si è stanchi del solito personaggio? Non è meglio altro?

Si è perso il conto di quante versioni Batman ha avuto al cinema, o delle nuove versioni più aggiornate di cartoni animati di anni fa.

Le case produttrici lucrano sull’effetto nostalgia, ma per quanto può durare?

E, soprattutto, quando bisogna fermarsi?

Retelling, antico quanto la storia dell’uomo.

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Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?

Un caso eclatante di reboot eccessivo è quello di He Man, che nel giro di pochi anni su Netflix ha avuto ben quattro nuovi riadattamenti. Non male per una serie di cui sembrava non importare più nulla a nessuno.

Ovviamente, piovono critiche. Critiche abilmente glissate e ignorate.

He Man è solo un esempio, ma è sintomatico di un fenomeno che riguarda un’apparente mancanza di creatività e il ricordo a dover raschiare il fondo del barile.

Reboot: quando bisognerebbe fermarsi?

Non è giusto nei confronti di chi lavora a queste serie, né degli sceneggiatori. Inoltre, va fatto notare che ogni riadattamento narra qualcosa di nuovo, adattandosi ai nuovi tempi.

Politically correct? No, si direbbe più capacità di adattamento al moderno, che non  è sempre scontato. La critica ai reboot è che mancano di originalità ,ma vengono criticati anche quando osano troppo.

Che fare? Sarebbe meglio lasciare le vecchie storie?

Questione annosa, che non troverà mai una risposta unanime. Troppo affetto nei fans, e di conseguenza opinioni divergenti.

Tuttavia, va riconosciuto che sin dall’alba dei tempi l’uomo ha narrato storie, adattandole al periodo. Che siano miti o cicli di poemi, c’è sempre una sorta di retelling, un uso diverso di personaggi anche antichissimi.

I reboot sono sempre esistiti, così come la necessità dell’uomo di ascoltare e/o vedere le gesta dei suoi personaggi preferiti.

Reboot e storie nuove convivono da sempre. Perciò, smettiamo di litigare, e godiamoci il frutto del lavoro degli sceneggiatori. Senza, ovviamente, sospendere lo spirito critico.  

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