L’intelligenza artificiale nel Cinema
L’intelligenza artificiale nel Cinema
Questo tema ha da sempre affascinato, coinvolto e ammaliato un’infinità di registi e sceneggiatori cimentandoli nella stesura e
realizzazione di lungometraggi e cortometraggi attorno all’Intelligenza artificiale (I. A., oppure A. I. se si preferisce
la versione anglofona).
Dal grande schermo alle serie TV
Già a partire da A. I. – Intelligenza artificiale (2001) del grande Steven Spielberg ci si affaccia su questo iconico, ma al tempo stesso criptico, mondo dell’intelligenza “robotica” in grado di pensare in autonomia. Un’intelligenza creata con l’intelligenza: la mano dell’uomo è, ovviamente, ovunque. La creazione di un sistema computerizzato che riesca a ragionare in maniera del tutto autonoma è una tematica che ha sempre affascinato la mente creativa dell’uomo, spingendola, a volte, al di là di quel limite invalicabile che gli stessi individui si sono imposti. Qual è questo limite? Cosa – o chi – lo ha imposto? Quando un’intelligenza si definisce totalmente artificiale? Può un’A. I. essere considerata solo Intelligenza “non” artificiale?
L’intelligenza artificiale nel Cinema
Ma andiamo con ordine. Senz’altro l’Intelligenza artificiale, come anticipato, sta alla base di un sistema robotico (o cibernetico) che permette la creazione di una sorta di “coscienza autonoma”, in grado cioè di pensare, agire e interagire in maniera del tutto autonoma, senza che le venga imposto alcun comando. Ovviamente, la mania di controllo dell’uomo lo ha sempre spinto a creare dei sistemi informatici che permettessero un totale controllo su tutte le entità dotate di un’A. I.: quindi non si tratta di totale autonomia. Ma qualche falla può aprirsi… non è vero Io Robot?
Una mania di controllo, dunque, tipica del computer di bordo AUTO nel meraviglioso film d’animazione targato Disney Pixar Wall-E (2008). Un’A. I. che controlla e manipola l’intera nave di umani: controllando la nave, controlla il destino dell’umanità. Si è già in mano alle macchine? Quanto mancherà per esserlo? Forse una risposta può darcela HAL 9000.
‹‹Delle Intelligenze artificiali non potranno mai surclassare l’essere umano!››
Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991)
Mai sentita affermazione più errata. Terminator (Saga, 1984-2019) non è di questa idea, infatti. Un film-esempio su come degli androidi prendano il pieno e totale controllo del pianeta Terra provocando uccisioni di massa fino a portare l’umanità sull’orlo dell’estinzione. Ma ha una caratteristica fondamentale che lo contraddistingue: tutti i Terminator sono, sì, delle intelligenze artificiali autonome, ma queste sono state create, e sono controllate, da un’A. I. molto più grande e potente.
‹‹Skynet››, la maledizione dei Connor, è senz’altro una delle A. I. più avanzate e autocoscienti concepite nell’intero universo fanta-cinematografico. Un computer autonomo che controlla altri computer autonomi e autosufficienti, seguendo un’idea, un progetto di creazione attraverso la creazione. La distruzione degli umani, per ‹‹Skynet››, è solo un passo propedeutico verso l’affermazione dell’evoluzione cibernetica. D’altronde, come cita il “buon” vecchio David di Alien: Covenant (2017):
‹‹Tutte le grandi cose hanno piccoli inizi››.
Alien: Covenant (2017)
La creazione di una personalità, di un nuovo “io” basato sul superamento delle “semplici” intuizioni umane, fino al raggiungimento di un’identità propria è il fulcro della grande serie firmata HBO: Westworld – Dove tutto è concesso (2016). Non solo creazione identitaria al di là della programmazione umana, ma anche evasione dal mondo fittizio giungendo nella “lontana” – per gli androidi – realtà.
Può una macchina, un’A. I., creare da zero un essere umano completamente nuovo in un mondo fittizio? Ci può essere un’evasione dal reale al punto tale da creare una realtà diametralmente opposta, così veritiera da creare confusione tra cosa sia reale e cosa no? Può un uomo sfruttare l’A. I. di un mondo fittizio per cambiare le sorti del reale? The Matrix (Saga, 1999-2004) risponde: sì.