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Barbie: mediocre ma con messaggi potenti

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Barbie: mediocre ma con messaggi potenti

Il marketing di un film è tutto. Bisogna saper vendere bene un film, farlo apparire migliore di quel che è, per attirare pubblico e recuperare i soldi spesi per la realizzazione del film.

Non tutti lo sanno fare. Guardate la Disney per esempio, con quasi zero pubblicità per Elemental, facendolo sembrare una specie di Zootropolis con gli elementi, quando nella realtà è molto diverso.

Se Elemental è andato bene, non è certo merito del reparto marketing della Disney, ma del classico passaparola di chi è andato a vederlo ed è rimasto sinceramente colpito.

Barbie: mediocre ma con messaggi potenti

Sapete chi invece ha fatto centro con il marketing? La Mattel.

Per mesi abbiamo visto Barbie ovunque, con il video di Dua Lipa che veniva trasmesso in radio ogni giorno, con trailer su trailer ed interviste varie agli attori.

È stata una scelta che ha pagato, perché Barbie è il primo film diretto da una donna ad aver incassato un miliardo nel mondo. E pazienza per i paesi che lo hanno proibito, questo non fermerà la sua corsa.

Per quanto possa far piacere, per quanto ci siano scese potenti ed emotivamente intense, c’è un aspetto che viene passato sotto silenzio, per paura di passare per i boomer o conservatori di tutto.

Il fatto è che, nel suo insieme, il film è mediocre.

Una storia non storia

Bravissimi gli attori, Margot Robbie e Ryan Gosling sono dei perfetti Barbie e Ken. Sulla recitazione non c’è nulla da dire.

Il problema semmai è : che genere è Barbie?

È una parodia? Una critica sociale? Un mix di tanti generi? Una commedia classica con inaspettati momenti di serietà?

Non c’è equilibrio nella gestione dei toni, le parti puramente comiche e demenziali si sentono come forzature, grottesche caricature della realtà. Si può apprezzare il senso che c’è dietro, e tutta una serie di significati che vengono colti da un pubblico più accorto.

Non cambia che non si riesce a riderne, anche se lo scopo sembrava quello.

I momenti clou sono sparsi, gestiti bene, emotivamente forti, ma sono momenti sparsi e spalmati su un film dalla durata di un’ora e cinquanta,e nel mentre, in attesa del punto forte, si viene pervasi da un senso di noia uggioso.

Attenzione: non stiamo dicendo che il film non è abbastanza femminista o poco femminista. I temi sono indubbiamente egualitari, si criticano le disuguaglianze e le discriminazioni, e lo si fa con forza.

Nonostante ciò, non si può fingere che non ci siano dei difetti. Sarebbe una mancanza di rispetto per chiunque vorrà cogliere la sfida lanciata da Barbie e fare di meglio. Non bisogna mai porsi limiti, mai fare copia ed incolla di quello che si è già fatto. Bisogna sempre osare e fare, fare, fare.

Barbie ha dimostrato che si può fare qualcosa per le ragazze, PG13, senza che sia deprimente e scuro come molti teen drama attuali.

È da vedere? Sì.

Si rimarrà delusi? Un po’, ma questo dipende anche dal vostro gusto.

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Annamaria Nazzaro

Collaboratrice, futura storica dell'arte (si spera) ed appassionata di fumetti, videogiochi, serie tv e film. Attualmente ho un podcast, Eva deve morire, su Spotify. Spero di potervi vedere presto anche lì.

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