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The last of us

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The last of us

Analizziamo i motivi per cui nonostante siano passati diversi anni resta uno dei giochi più amati della storia.

Il motivo è abbastanza semplice: The last of us ha qualcosa di unico. È un titolo coraggioso non solo dal punto di vista della trama ma anche sul fronte ludico. Naughty Dog ha costruito un gioco originale, partendo dalle classiche basi di un genere action (visuale in terza persona, schema di controllo tradizionale) con una chiave di lettura differente.

The last of us

Storia e gameplay si muovono all’unisono, non ci sono divergenze tra quello che fa il giocatore e quello che fanno i personaggi. Il titolo mantiene una linearità di fondo e valorizza l’esplorazione attenta e meticolosa, promuovendo un rapporto tra giocatore e ambiente. Per tale ragione non è un problema indossare i panni di Ellie e spendere il proprio tempo alla scoperta di case, negozi e parchi abbandonati.

Questo, però, non è certo il motivo per cui The last of us è rimasto nel cuore di milioni di giocatori; la ragione risiede nella sua umanità. Fin dal primo momento in cui si impugna il joystick, si vive la sofferenza di Joel. Nel pieno dell’esplosione pandemica, lui e sua figlia Sarah si scontrano con un soldato dell’esercito, che riceve l’ordine di ucciderli perché esposti alla contaminazione; a farne le spese è Sarah. La trama dà letteralmente uno schiaffo in faccia al giocatore mostrando il lato più oscuro dell’umanità, priva di empatia o pietà.

Il videogioco ha una struttura lineare, senza missioni opzionali che distraggono dalla trama principale. Si lega immediatamente con gli umani incontrati durante il viaggio, in particolar modo con Ellie. Si assiste alla nascita del rapporto tra Joel e Ellie che immerge talmente tanto il giocatore nella fase di gioco da non uscirne mai davvero.

The last of us

Il gioco si apre con un Joel disperato per la morte della figlia. Il protagonista ha consapevolezza che se l’umanità non mostra pietà, questa non merita nulla. È un Joel in bilico, al massimo della sua forza fisica ma ad un passo dal suo declino mentale. Il giocatore muovendosi passo dopo passo con Joel è portato a non accettare la mancanza di speranza per la fine dell’umanità. Resta in attesa di un cambiamento, di un colpo di scena e scorge una piccola scintilla nell’incontro con Ellie, immune al fungo Cordyceps. Uno spiraglio di lieto fine nella concreta possibilità di curare un’umanità allo stremo.

Inizia un viaggio, distribuito attraverso 4 stagioni, con un Joel che si preoccupa solo di coloro che gli stanno vicino, prima Tess e poi Ellie. Il giudizio di Joel sull’umanità è immutabile e traspare dalle sue azioni. È proprio su questo che il videogioco punta, scaricando sul giocatore le frustrazioni e la responsabilità delle decisioni di Joel.

The last of us

Di fronte alla scelta tra la salvezza dell’umanità e il sacrificio di una singola vita, come agiremmo noi? Eroismo vuole che si sacrifichi una vita per il bene di molti.

Nell’intimo se davvero fossimo lì, è un sacrificio che non accetteremmo.  

Joel con il passare del tempo inizia a vedere Ellie come una figlia e sembra di nuovo pronto ad essere padre. Quasi un passaggio di consegne ben congegnato nel gameplay che prima fa vestire i panni di Sarah, poi di Joel e infine di Ellie. Per tale ragione, Joel è giustificato per qualsiasi azione, perché non potrebbe sopportare la perdita di una altra figlia.  

Naughty Dog mostra la parte più umana ma anche quella egoista delle persone, una narrazione introspettiva che porta i giocatori a riconoscersi nei personaggi, nelle loro gioie e paure scusando anche un gesto che tutti farebbero ma che nessuno vuole vedere.  

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Gianna Calatozzo

Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.

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