The Last Duel: Il medioevo Social di Ridley Scott
The Last Duel: Il medioevo Social di Ridley Scott
Ridley Scott scuote il cinema con un biopic ambientato nel medioevo ma di un’attualità sconvolgente sorretto da un cast incredibile.
La regia instancabile di Scott
Con 2 film in sala (the last duel e house of Gucci), a poca distanza l’uno dall’altro, non si può dire che a Scott manchino gli impegni, e sopratutto, la voglia di raccontare.
Con questa nuova pellicola però, il regista britannico decide di tornare alle atmosfere del Gladiatore e de Le Crociate. Le sequenze di battaglia sono spettacolari e comprendono il duello più fisico e brutale mai visto da anni a questa parte. Il cuore della storia però è un altro.
Indagine su una nobildonna al di sopra di ogni sospetto
Il cuore della storia è proprio lei, Marguerite de Carrouges, interpretata da una straordinaria Jodie Comer in odore di nomination.
Marguerite, sposata al cavaliere Jean de Carrouges (un brutale Matt Damon) si ritrova ad accusare il migliore amico del marito, tale Jacques Le Gris (un instancabile Adam Driver), accusandolo di stupro.
La società si spacca tra sostenitori e detrattori, l’intera vicenda è analizzata attraverso i punti di vista dei 3 protagonisti allo scopo di raccontare tutte le verità (e bugie) possibili ma a decidere il giudizio sarà un duello all’ultimo sangue.
Social network medievali
Scott racconta la vicenda con dovizia di particolari e senza risparmiarsi sulle scene più forti, portando nel medioevo il concetto di social network.
Una piccola vicenda infatti, diventa l’evento più chiacchierato, dalle bettole di bassa lega ai gran tavoli dell’alta società.
Tutti i membri di quel mondo esprimono un giudizio come se dovessero partecipare ad un sondaggio su Facebook mentre la vera protagonista della vicenda, Marguerite, è come se non avesse diritto di parola.
Un vecchio mondo vicino al nuovo
The Last Duel è questo, un film su un mondo brutale, antico, non così distante dai giorni nostri.
Un mondo da ricordare quando le parole diventano più affilate delle spade e che viene raccontato da un maestro come contemporaneo (Scott) ancora sulla cresta dell’onda a ottant’anni suonati.
