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The Disappearance of Kevin Johnson

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The Disappearance of Kevin Johnson

Se il titolo di questo film non vi dice niente, non preoccupatevi: siete solo delle persone normali. Questo mockumentary del 1996, scritto e diretto da Francis Megahy, non è mai arrivati in Italia. Pare difficile da reperire anche in inglese. Presentato al Slamdance Film Festival, il destino di questo film sembra quello di essere relegato a un film per la TV o a un fondo di qualche Blockbuster dimenticato. E a me sembra decisamente un peccato. Non starei qui a parlarne se non fosse così. The Disappearance of Kevin Johnson è un film che ha molto da offrire se solo gli se ne lascia l’opportunità. E colgo anche io l’opportunità di avvertirvi che da qui in avanti la recensione conterà pesante tracce di SPOILER

Inglesi a Hollywood.

Una troupe londinese si reca a Hollywood per fare un documentario su un loro connazionale, Kevin Johnson, imprenditore divenuto produttore cinematografico. Il problema è che Kevin Johnson è scomparso. I documentaristi decidono comunque di procedere con il loro lavoro, raccogliendo interviste e testimonianze di chi lo conosceva. Guest star della pellicola, gli attori Pierce Brosnan, James Colburn e Dudle Moore nel ruolo di loro stessi.

Chi è Kevin Johnson

L’assenza del personaggio rende la sua presenza ancora più forte: la figura di Kevin Johnson si delinea in maniera semi-mitica dalle bocche dei testimoni. Alla fine lo spettatore conosce il personaggio meglio di quanto avrebbe potuto fare se fosse apparso in scena. Ma malgrado quasi tutti parlino di Kevin Johnson con entusiasmo e affetto, si osserva il formarsi di un’aria sinistra modellarsi intorno a lui. Il clima di sospetto sulla situazione sorge già dopo i primi minuti, quando il documentarista anticipa la notizia che l’auto di Kevin Johnson è stata ritrovata in fondo al porto. Con il procedere delle interviste le azioni del produttore scomparso appaiono sempre più sospette ed appare chiara la presenza di un lato oscuro nella sua vita.

Non si è sicuri, fino alla fine, in cosa si evolverà il documentario: il crescendo di tensione è tale da spingere lo spettatore ad apettarsi un qualsiasi tipo di risoluzione. Personamente, quella scelta dal regista mi è piaciuta, ma posso comprendere che qualcun altro possa sentirsene deluso.

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Elisa Bellumori

Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osseva. Praticamente innocua.

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