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Tekken: Bloodline

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Non è un segreto che gli adattamenti anime dei videogiochi falliscano miseramente. Questo però non significa che sia impossibile. Tekken: Bloodline, sbarcato sulla piattaforma Netflix, riesce ad evitare egregiamente le miriadi di inside disseminate sulla strada, per la creazione di un prodotto che non deluda le aspettative.

Tekken: Bloodline

Il suo successo è da ricercarsi nella capacità di dare vita ad un prodotto che non sia ancorato servilmente al materiale originale ma allo stesso tempo non si prende alcuna libertà estrema, che avrebbe fatto indignare i fedelissimi della saga videoludica di Tekken. In poche parole, è fedele alla storia originale e ai suoi personaggi, ma riesce ad essere un anime con una produzione a sé stante. I fan del franchise di Tekken infatti riconoscono immediatamente i personaggi ma soprattutto le loro specifiche combo di arti marziali. La trama è perfettamente godibile anche per coloro che non hanno mai giocato un solo round di Tekken nella loro vita.   

Per i seguaci della saga, Tekken: Bloodline cronologicamente si colloca all’altezza di Tekken 3. L’anime segue Jin Kazama adolescente schivo e introverso. Vive con sua madre che lo allena per diventare un formidabile combattente. Un tragico evento innesca la furia vendicativa di Jin che trovato il nonno, Heihachi Mishima, intraprende un percorso di duro allenamento per partecipare ai tornei del King of the Iron Fist. In linea con l’omonimo videogioco, la volontà del protagonista di inseguire nella lotta la via pacifista dei Kazama, come inculcato dalla madre Jun, si scontra con il fuoco e la passione violenta dei Mishima.

Tekken: Bloodline

La storia ha un buon ritmo ma deve fare i conti con la durata limitata di soli sei episodi. Questo non concede molto respiro alla narrazione. A farne le spese sono i personaggi che figurano nella seconda parte dell’anime che avrebbero meritato uno sviluppo maggiore nella trama. La brevità della stagione non permette allo spettatore di conoscere e affezionarsi ai personaggi, soprattutto per coloro che si avvicinano per la prima volta alla saga.

In Tekken: Bloodline ogni movimento o combo dei combattenti rispecchia ciecamente la saga videoludica. Nelle animazioni, curate dagli stessi animatori dei videogiochi, le combinazioni acrobatiche di Jin catapultano i fan della saga dentro lo spazio bidimensionale dei videogiochi. Le sequenze dei combattimenti sono curate e velocissime. Scelta discutibile e a tratti insostenibile è il self shadowing triangolare, piantato in testa a ciascun personaggio.

Tekken: Bloodline

Non è un anime impeccabile. Coloro che sono alla ricerca di un prodotto profondo con una narrazione intricata o caratterizzazione complessa non lo troveranno di certo su un titolo basato su un picchiaduro. Tuttavia, resta un prodotto piacevole e godibile sia per i fan del franchise che per i nuovi arrivati.

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Gianna Calatozzo

Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.

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