Taps – Squilli di rivolta
Taps – Squilli di rivolta
Taps – Squilli di rivolta è un film del 1981 di Harold Becker, tratto dal romanzo del 1979 Father Sky di Devery Freeman. Nel cast troviamo Timothy Hutton, Sean Penn, Giancarlo Esposito e Tom Cruise letteralmente a inizio carriera.
Con le loro facce ancora imberbi, rivestono i ruoli dei cadetti studenti di una scuola militare. Per prevenirne la chiusura decidono per l’occupazione della struttura con le armi in essa contenuta.
C’è chi definisce questo film un thriller drammatico. Qualcuno lo potrebbe considerare un atipico film di guerra. Ma, allerta SPOILER, a mio avviso stiamo affrontando un film che parla di cultismo.
Una nuova forma di culto
Quando si pensa a un culto, normalmente si pensa alla religione. Si pensa a strane toghe. Si pensa al suicidio di massa.
Ma un culto può anche non avere un messaggio di natura religiosa.
Tra le caratteristiche di un culto rientrano:
- L’isolamento dei membri e la penalizzazione a lasciare il gruppo, nonché denigrazione di coloro che se ne vanno
- L’inappropriata lealtà al leader
- Totale fiducia nella veridicità del leader
- Convizione di essere sempre nel giusto
Tutte caratteristiche che si ritrovano all’interno del collegio di Bunker Hill, dove il comandante Harlan Bache (George C. Scott) è idolatrato dai suoi allievi, ai quali insegna l’importanza dell’onore e la glorificazione degli ex-alunni morti in battaglia
Per gli studenti Bunker Hill è la loro casa e per il protagonista, il cadetto maggiore Brian Moreland (Hutton), Bache è una figura paterna, argomento su cui torneremo più avanti.
Bunker Hill sta per essere chiuso, perché i privati proprietari del terreno su cui edificato hanno deciso di vendere. Bache tenta di tranquillizzare gli allievi che troverà una soluzione, ma al ballo tenuto nell’accademia, durante un diverbio con alcuni civili della zona, la sua pistola spara un colpo mortale. Bache aveva tolto il caricatore, ma si era scordato del colpo in canna. Lo shock dell’evento e del suo arresto gli causano un infarto: rimasti senza una guida, Moreland e gli altri studenti decidono di procedere con l’occupazione. Un’occupazione gestita come una manovra militare. L’azione è enorme, ma nei ragazzi, tutti bambini fra i 12 e i 17 anni, vige la convizione che non è stata colpa loro, di essere nel giusto, e che nessuno di loro voleva che si giungesse alla guerra.
Bache e gli altri
Anche se non compare più nel resto del film, Bache rimanse una presenza costante nel film, in quanto quasi ogni pensiero decisionale del protagonista passa attraverso alla domanda “Cosa farebbe/penserebbe/direbbe Bache?”.
Appare evidente l’importanza che il generale rivestiva per il cadetto: sul finire del film, quando comincia ad apparir chiaro che l’occupazione non funzionerà, afferma che obbedirà alla resa solo se richiesta da lui. Alla scoperta che è morto in ospedale, malgrado la situazione in cui si trovano, gli studenti tengono un funerale con tutti gli onori militari e la bandiera a mezz’asta per il generale. Ma lo spettatore, a questo punto del film, sa che Bache non è un soldato, o meglio, non il soldato che i ragazzi di Bunker Hill credono. Il sergente maggiore Kevin Moreland, padre di Brian, rivela infatti che Bache è una mezza tacca di militare, finito a Bunker Hill perché l’esercito non sapeva cosa farne di lui.
Ma non soprende che per Moreland sia una figura paterna: Bache è premuroso, convalida i sentimenti del protagonista, parla con lui, lascia che si confidi.
Il padre vero, invece, non ha mai fatto niente di tutto ciò.
Quando la madre è morta, non ha offerto conforto al protagonista se non quindici minuti cronometrati per piangerla. È capace di ragionare solo da militare: quando i due Moreland si incrontrano con la delegazioni dei genitori (per i quali non dimostra alcuna compassione o rispetto), Kevin Moreland non fa altro che puntare agli errori tattici delle disposizioni date dal figlio, rivelando quanto sarebbe facile attaccarli.
Il Colonello Kerby (Ronny Cox) si dimostra come il migliore fra i tre militari adulti alle prese con Moreland.
Non è un negoziatore, ma è un contrattatore sincero e realista: il suo interesse è che i ragazzi ne escano vivi, prende in considerazione che ha a che fare con dei bambini. L’orrore nel suo sguardo quando realizza il fanatismo del diciassetenne è palese.
Kerby, a mio avviso, diventa, in un solo dialogo, la figura paterna più importante nella vita di Moreland. E’ il primo a dirgli in faccia che Bache li ha fatti diventare degli “innamorati della morte”, a cui è impiatata l’idea che morire per una causa è romantico, nobile e giusto.
Né il generale, nè suo padre avevano mai detto la verità, ossia che “L’aspirazione di ogni soldato è restare vivo in situazioni in cui non facile restare vivi”. Solo Kerby lo fa, lo prega di non scoprire direttamente quanto sia orribile in realtà la morte.
Ma è troppo tardi: quella sera Moreland subisce la prima perdita. Un bambino di dodici anni. E’ il suo primo confronto vero con la morte, che gli fa capire che tutto quello che hanno fatto come tributo a Bache o a qualsiasi altro soldato non conta niente. Conta il fatto che un ragazzo è morto e che Moreland sentirà la sua mancanza e vuole piangerla.
E’ la distruzione dell’illusione di fronte alla realtà dei fatti a spingerlo alla resa.
Gli amici di Moreland
Ai due fianchi del protagonista ci sono i suoi amici: il Cadetto Capitano Alex Dwyer (Sean Penn) e il Cadetto Capitano David Shawn (Tom Cruise).
Dwyer e Shawn appaiono come il Super-Io e l’Id di Moreland. Mentre il primo è logico, equilibrato, critico, il secondo è fanatico e fuori di testa.
Dwyer, che rimane non tanto per i discorsi sull’onore di Bache ma per la sua amicizia con Moreland, è l’unico che tenta di pensare razionalmente alla situazione e a capire quanto le loro azioni li stiano mettendo nei guai.
Non prende come oro colato gli insegnamenti di Bache e invita Moreland a fare altrettanto, mettendolo anche a confronto con l’idea che sia il generale che suo padre sono solo uomini, possibili di sbagli. Considera pure la possibilità che siano tutti vittima di una sorta di lavaggio del cervello.
Shawn è un guerrafondaio puro. Disprezza quelli che alla fine decidono di lasciare l’occupazione e da principio, quando il suo plotone appare l’unico privo di defezioni, se ne dismostra orgoglioso. Non si preoccupa di sparare sulla folla in città se questo porta all’esecuzione del compito. La sua strada porta solo in una direzione: alla tragedia finale.
Lui è l’estrema compietezza del messaggio di Bache, un estremo che neppure lo stesso generale, forse, avrebbe mai immaginato.
Probabilmente, lui stesso era ignaro della forza che i suoi discorsi avevano esercitato sui suoi alunni. Esattamente come la pistola a cui aveva dimenticato di togliere il colpo in canna.
Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osserva. Praticamente innocua.