Space Vampires
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Space Vampires

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Space Vampires

No, no no. Non chiudete. Vi assicuro che malgrado il titolo si tratta di un film che merita. Non è un rivoluzionario, ma rientra a pieno titolo nella categoria di film da recuperare e da non lasciar assolutamente cadere nel dimenticatoio. In grado di catalizzare l’attenzione dello spettatore anche con una trama leggera e non carica della stessa tensione che possono avere altre opere dello stesso genere.

Conosciuto anche come Lifeforce, è un film del 1985 dell’icona horror Tobe Hooper, fresco fresco dopo Poltergeist – Demoniache presenze, di cui si sentono forte gli echi in molte scene di Space Vampires. Si tratta della trasposizione cinematografica del romanzo brittanico di fantascienza I vampiri dello Spazio di Colin Wilson, pubblicato nel 1976. Non ho ancora avuto modo di reperirlo, ma in futuro non è detto che non faccia un paragone fra le due opere.

Gli appassionati di Baldur’s Gate dall’orecchio più fino saranno particolarmente interessati alla visione di questo film.
La ragione?
Questo è l’unico SPOILER che non sarà rivelato in questo articolo.

Vampiri… NELLO SPAZIO!

Una navicella spaziale Churchill trova nella scia della cometa di Halley una navicella e al suo interno tre figure umanoidi, fra cui spicca una bellissima donna interpretata da Matildha May. Ritornata in prossimità dell’orbita terrestra, la Churchill non da segni di vita e dalla Terra una missione di soccorso. Gli astronauti sono morti come i marinai della Demeter di Bram Stoker e le misteriose bare vengono portate sulla Terra.

In questo film, i vampiri sono una razza aliena che si nutre di energia vitale, un tema già trattato nella lore vampiresca anche senza uscire dallo strato di ozono. Molti elementi del vampiro classico sono egregiamente e raffinamente sfruttati in questo film, come lo codipendenza che suscitano nelle loro vittime che si ritrovano combattute fra il desiderio di combattere il mostro e quello di stare con esso. E’ il caso del colonnello Tom Carlsen, interpretato da Steve Railsback, schiavo del fascino della vampira (sfortunamentente indicata per tutto il film come Space Girl anche nella versione italiana), la cui apparenza umana è stata modellata sui suoi desideri nel momento in cui si avvicinava con la Churchill.

Carlsen riesce a salvarsi dalla Churchill fuggendo con la capsula di salvataggio, ma combattendo strenuamente la volontà di restare con Space Girl. Per tutto il film mantiene con lei un legame psichico che lo aiuta a rintracciarla, ma forse è più corretto dire che aiuta Space Girl a farlo tornare.

Il legamente fra vampiro e erotismo non è una novità. Sarebbe come parlare del legame fra Homer Simpson e le ciambelle. A questo legame sono state date interpretazioni psicologiche, narratologiche, antropologiche, nutrizionali e via discorrendo. Nel film di Tobe Hooper, l’erotismo è lo strumento con cui una specie aliena – il cui aspetto è ben lontano da quello terrestre – riesce a sopravvivere.

Con i poteri della loro mente imparano tutti su di noi, anche come attarci. Perché è difficile sbarazzarsi di qualcosa che desideriamo, anche se ci sta succhiando la vita.

Opinioni finali

Space Vampire ha tre registri che si susseguono. Comincia come un film di fantascienza che si tramuta in un horror gotico ambientato nel presente (o almeno quello che era il presente negli anni ’80) per poi trasformarsi in un film apocalittico nello stile di Cronenberg, dove un contagio inarrestabile minaccia la Terra. Poi torna ad essere un horror e completa infine il suo ciclo tornando alla fantascienza. Il tutto con un tocco di fantasy che permette allo spettatore moderno di essere meno critico con gli effetti speciali dell’epoca.

Il definitiva: un film da vedere quando si vuole passare un paio d’ore spese bene.

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