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Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

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Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Sopravvissuti? Sì, ma alla noia.
Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Si parla poco di prodotti italiani. Un peccato, considerato il mare magnum della produzione nostrana, ma anche comprensibile, dato il poco risalto che si dà alla nostra televisione.

Non sempre a torto.

Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Ultimamente, però, c’è una serie molto pubblicizzata, che prima del suo debutto è stata paragonata dagli internauti alla versione italiana di Lost per via del trailer.

Esagerazione? Forse, ma bisognava prima vedere per giudicare.

L’ho fatto, arrivando ad oltre metà della serie.

Risultato?

Noia, noia, oh è successo qualcosa, di nuovo noia. Di Lost nemmeno l’ombra, anche se le premesse sono abbastanza simili, mancante solo l’isola.

Per il resto, Sopravvissuti, ora su Rai1 e Rai play, è una storia a sé. E si vede.

Nemmeno il mistero intriga. Dov’è il telecomando quando serve?

 La serie Sopravvissuti nasce dalla collaborazione tra Rai, ZDF, France Télévisions e Rodeo Drive. Una collaborazione di tutto rispetto tra Italia, Francia e Germania, che risente degli influssi della ormai ben nota Lost.

Un gruppo di dodici persone salpa dal porto di Genova su un’imbarcazione, l’Arianna, per fare la traversata ed arrivare alle Isole Canarie. A causa di una tempesta, non si avranno più notizie di nave e passeggeri per oltre un anno, fino all’inaspettato ritrovamento.

Solo sei dei passeggeri sono sopravvissuti.

Queste le premesse.

Ci si aspetterebbe più emozione, no? Sono morte delle persone, si è vissuta un’esperienza traumatica. E nel primo episodio, abbiamo molte emozioni, specie dei parenti di chi non ce l’ha fatta.

Dopo, però, il nulla.

Sopravvissuti? Sì, ma alla noia.
Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Non che ci si dimentichi dei morti. Affatto. Ma pare che solo un personaggio si chieda come siano andate le cose, e pensi effettivamente ai morti, specie a suo figlio, di cui non sapeva nulla.

Gli altri parenti? Eh, difficile. Anche perché sembra che ci sia un suicidio, ma non è ben chiaro se si tratti di quello o di un malore dovuto al dolore. Ad ogni modo, RIP personaggio così secondario da non darti nemmeno un’uscita di scena on screen.

L’audio è atroce. Bisogna alzare spesso il volume perché, semplicemente, non si riesce a sentire ciò che gli attori si dicono, causando un po’ di problemi nel seguire.

Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Ammetto, la gestione dei passaggi tra passato e presente è fatta anche piuttosto bene, non c’è il rischio di non capire cosa sta succedendo.

Ma la si tira per le lunghe. I tempi vengono dilatati, il dramma posticipato. È come se ci trovassimo in un limbo insieme ai dispersi, incerti di dove andrà a parare. Sappiamo che qualcuno morirà. Sappiamo anche chi. Paradossalmente, speriamo di vederli morire, finalmente, per provare qualcosa.

Perché è tutto così lento da farci sperare anche in questo.

Sopravvissuti? Sì ma alla noia.
Sopravvissuti? Sì ma alla noia.

Fino ad ora, c’è stato un atto di disumanità, che ha aggiunto qualcosa e che avrà delle conseguenze.

Tuttavia, è stato reso patetico. Non che non dovesse esserlo, ma è come se non si riuscisse a calibrare bene le emozioni, e quindi o se ne mettono troppe, o troppo poche. Non esiste una via di mezzo.

Continuerò a vedere la serie fino al finale di stagione, per capire dove tutto ciò andrà a parare, e se le attese hanno un senso o sono fini a sé stesse.

Intanto, voto 5 e mezzo.  

/ 5
Grazie per aver votato!

Annamaria Nazzaro

Collaboratrice, futura storica dell'arte (si spera) ed appassionata di fumetti, videogiochi, serie tv e film. Attualmente ho un podcast, Eva deve morire, su Spotify. Spero di potervi vedere presto anche lì.

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