Recensione Call of Duty: Black Ops 6

Recensione Call of Duty: Black Ops 6
Come ogni anno, tra ottobre e novembre c’è l’appuntamento fisso con il nuovo capitolo sviluppato da Infinity Ward, Sledgehammer Games o Treyarch (da diverso tempo ogni anno si alternano lo sviluppo), ovvero Call of Duty. Quest’anno, in particolare, il capitolo uscito è piuttosto speciale, dal momento che si tratta di Black Ops 6, continuando le vicende narrate nell’ultimo Cold War e su Warzone.
Questa recensione sarà un po’ più breve e si concentrerà sulle tre modalità che il gioco propone: Campagna, Multiplayer e Zombie.

CAMPAGNA: poche ore, ma tanta sostanza
La modalità Campagna riprende dagli eventi di Cold War e di Warzone, ed è quasi necessario recuperarsi almeno un video riassunto sui capitoli precedenti, partendo addirittura da World at War. Senza entrare troppo nel dettaglio, le vicende seguiranno il tentativo di un team improvvisato di sventare un piano di una sezione segreta della CIA, il Pantheon, il quale ha tra le mani una bomba con una malattia infettiva al suo interno molto pericolosa.
Il protagonista che impersoneremo, Case, non ha voce né aspetto, non permettendo un’immersione totale nelle vicende, dal momento che in alcuni momenti risultiamo fondamentali ai fini della trama, mentre in altri non siamo nemmeno considerati. La cosa fondamentale da sapere è che Case nasconde un segreto che neanche lui stesso sa, ed è proprio collegato al già citato Pantheon.
Missioni “Open World” e Stealth divertente
Durante le varie missioni ci saranno dei momenti in cui lo stealth sarà fondamentale, tra avamposti iracheni da sventare a sgherri di una famiglia mafiosa da aggirare. In più ci ritroveremo spesso con una mappa del posto circostante e dovremmo esplorarlo, che sia un casinò corrotto o le montagne desertiche dell’Iraq.
Questi due elementi sono stati fondamentali all’interno della campagna e, nel suo completamento, li ho trovati molto più soddisfacenti rispetto a molti altri dettagli presenti durante la storia. Da citare comunque la possibilità di upgrade generali durante la campagna, i misteri da scoprire nel QG e la possibilità di interagire spesso sulla missione in modi differenti.

MULTIPLAYER: molto dinamico, forse troppo
Dopo diverse ore di gioco posso confermare che, per quanto possa risultare divertente come i precedenti prodotti Treyarch (tranne Black Ops 4), quest’anno il Multiplayer è molto dinamico, forse anche troppo. Il nuovo Omnimovement ha aumentato ancora di più la velocità di gioco già presente da diversi anni sui capitoli di COD, ma, nel suo complesso, il capitolo di quest’anno risulta piuttosto complicato online rispetto agli anni scorsi.
C’è anche da dire che, oramai, giocare online a qualsiasi cosa è diventato estremamente impegnativo, dal momento che tutto è competitive al giorno d’oggi. Che si parli di Fortnite, del nuovo Sparking Zero o di qualsiasi altro gioco online, bisogna per forza accettare il fatto che ci sarà una community (la maggior parte tossica) che punterà a sfruttare qualsiasi bug, qualsiasi glitch e qualsiasi altro mezzo per poter vincere e scalare le classifiche, anche a discapito del divertimento stesso, ma qui si apre un discorso che vorrei affrontare in un articolo a parte.
Prestigi, mimetiche e tanta nostalgia
La struttura di questo Multiplayer risulta molto classica, con le armi da sbloccare livellando, lo stesso vale per le serie di punti, le specialità e tutto il resto, e con le armi stesse da livellare e con le mimetiche sbloccabili utilizzandole in gioco. Inoltre, in questo COD è stato reintrodotto il Prestigio Classico, con la possibilità di accederci ogni volta che si raggiunge il livello 55.
Insomma, questo Black Ops 6 ha una struttura molto nostalgica e semplice, ma con un gameplay frenetico e che richiede molte ore e molta pazienza per poter iniziare a capire le dinamiche.

ZOMBIE: un’altra grande delusione
È impossibile non riuscire a non pensare ai vecchi COD quando si parla di Zombie, con l’incomprensione più grande quando si pensa che basterebbe veramente così poco per poter avere un prodotto il più simile possibile a quello dei vecchi Black Ops. Basti vedere i video di NoahJ456 per vedere come, sulla base dei vecchi giochi, si possano fare delle Custom Map che sembrano fatte davvero da una software house come Treyarch, quando in realtà sono fatte spesso anche da una singola persona.
Non entrerò troppo nel dettaglio per quanto riguarda questa modalità, dal momento che è molto simile a quello che aveva da proporre Cold War; sicuramente giocarlo in compagnia per passare una serata potrebbe risultare anche divertente, ma non va oltre tutto ciò.
Ma serve ancora proporre questa modalità?
Servirebbe un articolo a parte per discutere di ciò che sto per dire, e probabilmente lo farò più avanti, ma è giusto accennare questo concetto visto che il soggetto incriminato è proprio la modalità Zombie di COD. Quello che ormai offre Treyarch è uno Zombie fatto per le persone cresciute con Warzone, quasi costretti a dover facilitare tramite mappa visibile, vita, piastre e tanto altro, magari ricollegabile anche a un concetto più generale come quello del deficit dell’attenzione che fa parte di ogni ragazzo e ragazzino al giorno d’oggi.
Resta il fatto che ciò che ha reso Zombie un fenomeno mondiale è esattamente il contrario di ciò che è oggi: Easter Egg misteriosi, HUD minimale, Juggernaut fondamentale per sopravvivere e tanto altro. E da qui mi viene da chiedere: Ma serve ancora proporre questa modalità?
Perché non concentrarsi sulla Campagna e il Multiplayer, tralasciando questa modalità che, per come è adesso, attira pochissima gente, e soprattutto allontana chi, ogni volta, spera di poter giocare a qualcosa di bello, ma poi si trova costretto a usare emulatori per giocare ai vecchi titoli. Questo rimarrà un mistero, ma resta la speranza che, prossimamente, aggiungano una “Modalità Classica”, magari anche con le vecchie mappe.

VOTO FINALE: 7
PRO | CONTRO |
La modalità Campagna vale la pena giocarla, anche per sbloccare armi per il Multiplayer | La storia di Case nella Campagna troppo ambigua e senza risposte finali |
Stealth e “Open World” nella Campagna molto divertente | Attese di apertura del gioco lunghissime (PC con una 4070) |
Grafiche e musiche accattivanti | Caricamento di texture spesso lunghe nella Campagna (“) |
Ritorno del Prestigio classico | La frenesia del Multiplayer può escludere i casual gamer |
Giocabile con Pass dell’Xbox | La modalità Zombie |
Sicuramente molto meglio degli ultimi COD, Treyarch si conferma essere la fazione più forte nello sviluppo dello sparatutto per eccellenza, considerando che l’ultimo capitolo decente era proprio Cold War. Quest’anno mi viene meno da dire “Però ancora non ci siamo” o cose simili: sarà perché ci abbiamo fatto il callo, sarà che effettivamente il prodotto è valido, qualsiasi sia la motivazione, la nota dolente la troviamo sempre, e anche quest’anno è proprio la modalità Zombie. 8 per la Campagna per quanto breve, 8.5 per il Multiplayer pseudo-nostalgico, 4.5 per uno Zombie scadente.
Ciao a tutti! Mi chiamo Lorenzo, sono laureato in Psicologia e tra le mie più grandi passioni ci sono la scrittura e i videogiochi, ma anche fumetti, anime e tanto altro ancora. Aspiro a diventare Game Designer e, mentre per ora studio da autodidatta, condivido con chi vuole curiosità, opinioni e storie riguardo proprio il mondo videoludico.