Qualcuno in cui fare il nido, una folle storia d’amore

Ultima Modifica 30 Maggio 2025 12:10
Un mostro si innamora di una cacciatrice di mostri: la ricetta giusta per un dramma in cui l’odio si scontra con l’amore. Ma nulla vi può preparare alla dolce leggerezza dello splendido debutto di Wiswell.
– Charlie Jane Anders
Con Qualcuno in cui fare il nido, John Wiswell strega i lettori con un romanzo strampalato, tenero e brutale, molto lontano dai cliché del genere romantasy.
Shesheshen è una viverna, una creatura mutaforma che di umano non ha granché. Vorrebbe solo essere lasciata in pace, ed è costretta a difendersi quando dei cacciatori di mostri la attaccano nella sua dimora.
Viene salvata in punto di morte da una donna umana, ignara della sua vera identità. La gentilezza e la bontà di Homily la colpiscono nel profondo, facendo nascere in lei nuovi sentimenti.
Forse questa donna potrebbe essere il “genitore”, o meglio dire, il nido ideale in cui deporre le uova?
Ma Homily non è una persona qualunque: è una cacciatrice di mostri determinata a uccidere colei che ha maledetto la sua famiglia, che sarebbe nientemeno che Shesheshen.
O almeno così si crede, perché la viverna non ricorda di aver maledetto nessuno…
Un debutto fuori dagli schemi

Lo ammetto, prima di leggere il romanzo mi chiedevo come potesse funzionare una premessa così folle.
Mi sono ricreduta subito: Qualcuno in cui fare il nido mi ha tenuto incollata alle pagine sin dal primo capitolo, con un misto di orrore, divertimento, e tenerezza.
La protagonista è del tutto estranea alla società umana, che osserva con occhio critico e con non poche perplessità. Proprio da qui parte l’umorismo dissacrante della storia, che alterna momenti di violenza e horror a momenti di disarmante leggerezza.
Non mancano nemmeno elementi avventurosi e grandi colpi di scena, come in (quasi) ogni fantasy; ma il fulcro del romanzo rimane pur sempre la relazione fra le due “eroine”.
Come fa questa improbabile storia d’amore a funzionare così bene?
Merito della sensibilità dell’autore, che tratta temi come il trauma e l’alienazione con delicatezza, senza mai sfociare nel sentimentalismo (e senza perdere la sua verve umoristica).
Il libro è dedicato “a chiunque sia mai stato fatto sentire un mostro”; un sentimento che si respira sin dall’inizio della storia, intrecciato ai suoi temi queer e legati alla disabilità.
La traduzione italiana è realizzata dalla brava Clara Scarafia, che rende giustizia allo stile ironico e pungente di Wiswell. Questo è il suo primo romanzo, ma è già noto per aver vinto premi letterari nel campo del fantasy e della fantascienza, il premio Locus e il premio Nebula.
Mi sembra appropriato aggiungere qui la citazione preferita della traduttrice:
“Ma gli esseri umani non lottano mai per la cosa più giusta. Si infilano sempre nella situazione che crea loro più disagio, per poi fingere che sentirsi a disagio sia simbolo di virtù.”
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Buona lettura!