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Non Cadere a New York City

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Pochi autori hanno saputo ridare vitalità ad un personaggio caduto in disgrazia. Ancora meno hanno saputo renderlo interessante così come ha fatto Garth Ennis con Punisher negli anni 90.
Con la prima raccolta di 12 numeri, “Bentornato Frank”, il team formato da Ennis, Dillon e Palmiotti è riuscito a dare nuova vita ad un personaggio vecchio di 20 anni.

La formula ha molta fortuna e nel 2002 esce, in edizione italiana, Senza Limiti, la seconda avventura del celebre vigilante. In questa troviamo “Non cadere a New York City” che tra le storie esagerate del Punitore dimostra una improvvisa e forte sensibilità.

Non Cadere a New York City

Il nuovo Punisher di Garth Ennis

Alla fine degli anni 90, nonostante un periodo d’oro in cui il personaggio è comparso in videogiochi e film, pochi considerano il Punitore come eroe preferito.

La storia di Frank Castle (soprattutto dopo l’uscita della serie Netflix) è nota, ma fa sempre bene ripassarla: reduce del Vietnam, dopo aver assistito allo sterminio della sua famiglia si è trasformato in un vigilante senza freni che terrorizza la malavita newyorkese.

Nel 1998 Marvel Comics decide di rilanciare alcuni supereroi dei fumetti con uno stile più maturo e dark. Per il Punitore viene scelta la coppia d’oro del titolo Preacher. Ad affiancare le scene di Ennis e i disegni di Dillon abbiamo gli inchiostri di James Palmiotti.

Con la fortunata raccolta “Bentornato, Frank” gli autori riescono a ricreare interesse intorno un personaggio ormai in disgrazia. In breve: Castle ritorna a New York e ad attenderlo trova la mafia di Ma’ Gnucci, la polizia con l’incompetente detective Soap e una squadra di vigilanti decisi ad imitarlo. Ovviamente chi la scampa è il nostro Frank (non prima di prenderle di santa ragione dal Russo, però).

Uscita in edizione italiana con il titolo “Senza Limiti”, la seconda raccolta riprende gli avvenimenti di “Bentornato, Frank” e in una nuova, estrema, avventura Castle affronta il redivivo Russo e l’esercito del generale Kriegkpof a Grand Nixon Island.

Non cadere a New York City

L’intera storia, con Frank (ex militare) che combatte in un isola piena di mercenari contro un generale folle, è forse simbolica e può essere considerata una specie di terapia. Ma il motivo per cui Ennis viene considerato tra gli scrittori più importanti della sua generazione lo capiamo dalle piccole perle come “Non Cadere a New York City”.

Tornato in città dopo aver bombardato Grand Nixon Island, il Punitore passeggia per la nuova New York di Giuliani; la città è stata ripulita con tanta fatica ma, come dice il nostro eroe: “la vecchia New York fa capolino sotto la superficie”.

Non Cadere a New York City
Non Cadere a New York City

Intanto nuovi elementi del passato di Frank tornano a galla e con loro anche il personaggio di Joe Perrett.

Durante la guerra in Vietnam il sergente Perrett ha salvato la vita a Frank, rischiando la sua. In un inferno di fuoco, è riuscito comunque a sopravvivere. Tornato a casa, si è rimboccato le maniche e ha continuato a lottare fino a che non gli è rimasto niente per cui farlo.

“Non cadete a New York city. Nessuno vi prenderà se lo fate” recita l’eroe.

Perrett è caduto e si è macchiato di un’orribile delitto. Ora la polizia e l’intera città lo stanno cercando, i media e cittadini desiderano consumarlo morbosamente come l’ennesimo fenomeno mediatico. Ma Frank ha un debito con il suo amico e ha deciso di risparmiargli l’impietosa fine che New York ha in mente per lui.

Ecco, quindi, la grandezza del Punisher di Ennis, che oltre alla brutalità è capace di dimostrare complessità e introspezione.

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