Occhi di Gatto
Occhi di Gatto
Ci sono personaggi indelebili nella nostra memoria. Hitomi, Rui e Ai non vi dicono nulla?
Riproviamo: Sheila, Kelli e Tati? Non inizia a rimbombare nella testa un ritornello “Oh Oh Oh Occhi di gatto”?
Ci siamo!!! Occhi di gatto, anime tratto dall’omonimo manga di Tsukasa Hojo, autore di City Hunter, incentrato sulle avventure delle sorelle Kisugi, ladre di professione.
Le protagoniste gestiscono il bar Cat’s Eye, che è una copertura per la loro reale attività.
Le sorelle sono infatti una banda di ladre dedita al furto di preziose opere d’arte. Il loro scopo non è un guadagno facile bensì cercare il padre scomparso Micheal Heinz, un’artista a cui appartengono tutti i lavori sottratti. Le ragazze sperano, attraverso il recupero dell’intera collezione delle opere paterne, di poter ottenere sufficienti indizi per poterlo trovare.
Come Lupin ha il suo Zenigata, anche la banda Occhi di gatto ha il suo detective: Toshio Utsumi. Toshio, che è la classica parodia dell’uomo alfa, è legato a doppio filo con le ragazze. È il fidanzato di Hitomi, naturalmente Toshio è all’oscuro della vera identità delle sorelle e fornisce loro informazioni preziose inconsapevolmente. Proprio grazie a queste notizie, la banda porta a termine tutti i suoi piani.
Il manga di Occhi di gatto ha avuto un successo strepitoso, ma solo l’adattamento animato ha fatto sì che l’opera arrivasse in tutto il mondo. Sbarca in Italia nel 1985, trasmessa sulle reti Fininvest (oggi Mediaset). Nonostante i numerosi tagli e censure, l’anime esplode aprendo la strada alla pubblicazione di riviste, album di figurine e alla stampa del manga.
L’anime e il manga presentano numerose differenze tra cui la lunghezza. Nell’adattamento animato ci sono numerosi episodi riempitivi, alcuni personaggi presenti nel manga sono stati del tutto eliminati e le opere hanno un finale diverso. Elemento sfavorevole all’adattamento è la totale assenza di una trama orizzontale. Ogni puntata vede le sorelle alle prese con un nuovo colpo da portare a segno che si esaurisce al termine dell’episodio. La linea narrativa legata alla scomparsa del padre funge esclusivamente da giustificazione per la loro attività.
Gli episodi presentano, inoltre, la medesima struttura per tutta la serie. Le ragazze riescono sempre a raggiungere il loro obbiettivo, senza tante difficoltà; sono rare le occasioni in cui si trovano a fare i conti con avversarsi più pericolosi della polizia.
Il punto di forza è rappresentato dai personaggi ben caratterizzati, dove a farla da padrone per il loro fascino misterioso sono le tre sorelle Kisugi. Ancora oggi indimenticabili le loro tutine attillate. Anche i personaggi, come Toshio, si fanno apprezzare.
Nota dolente è il finale Occhi di gatto: parecchi punti restano in sospeso, lasciando gli spettatori amareggiati per questo non finale. Il manga a differenza dell’adattamento animato si conclude in modo controverso e poco apprezzato dai fan.
Nonostante siano passati diversi anni e l’avanzare delle tecniche digitali, l’anime rimane piacevole da guardare grazie ai colori e ad una sapiente regia. Permane il fascino vintage, i disegni e le animazioni sono in linea con lo standard televisivo del tempo. Oggi è possibile rivedere Occhi di gatto su Prime Video, con l’adattamento storico curato per le reti Fininvest. Purtroppo questo snatura l’opera: oltre alle conosciute censure, i nomi dei personaggi sono stati occidentalizzati. Hitomi così è Sheila, Rui diventa Kelly, Ai è Tati. Il cognome delle sorelle muta da Kisugi a Tashikel e il detective Toshio è Matthew.
Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.