Max Payne – Un classico intramontabile
Max Payne – Un classico intramontabile
Ci sono videogiochi che, soprattutto nella nostra infanzia, abbiamo amato e rigiocato fino allo sfinimento. Capita molto spesso però che, rigiocandoli dopo anni, possano essere rivalutati molto in negativo, andando a trovarne difetti a destra e manca. C’è un titolo in particolare però che sembra essere invecchiato molto bene, a distanza di 20 e passa anni dal rilascio. Riscopriamo quindi insieme il primo capitolo di Max Payne.
Lo sviluppo del gioco
Nell’agosto del 1995 nacque in Finlandia la casa videoludica Remedy Entertainment, composta da giusto una decina di dipendenti. L’anno successivo pubblicarono il loro primo titolo, Death Rally, un misto tra un simulatore di guida e uno sparatutto, con grafica arcade. Il gioco non fu un successo. Per questo, uno dei membri fondatori della Remedy, Petri Järvilehto, ingaggiò un suo amico di vecchia data per lavorare su un nuovo titolo. Quel suo amico era l’allora ventiseienne Sami Antero Järvi, successivamente noto con lo pseudonimo Sam Lake.
Remedy Entertainment, così, iniziò a lavorare su un progetto inizialmente chiamato Dark Justice, di genere sparatutto in terza persona, inizialmente pensato per PC. Fu Lake stesso a lavorare sulla trama del titolo, grazie anche ai suoi studi di letteratura Inglese presso l’università di Helsinki. All’Electronic Entertainment Expo (meglio nota come E3) del 1998 venne presentato il primo trailer del gioco (sebbene il gioco venne rilasciato solo 3 anni dopo) col suo nome ufficiale: Max Payne. Il gioco uscì pure per PlayStation 2, XBox, Mac e Game Boy Advance.
Trama, cutscene e volti dei personaggi
La prima cutscene del gioco è ambientata nel Febbraio del 2001 nel mezzo di una pesantissima bufera di neve. Un ex agente della NYPD (New York Police Department) è sulla cima di un grattacielo mentre innumerevoli scorte di poliziotti sono sulle sue tracce. Parte quindi un flashback che ci riporta a tre anni prima, nell’Agosto del 1998. Lo stesso agente, Max Payne, ritornato a casa da lavoro, riceve una telefonata anonima e scopre, con orrore, che sua moglie e sua figlia appena nata sono state uccise. Gli assassini sono dei penali sotto effetto di una nuova droga, chiamata Valchiria. Dopo averli uccisi, Max si dimette ed entra nella Drug Enforcement Administration (DEA) con lo scopo di scoprire chi c’è dietro lo spaccio della nuova potentissima droga.
Per evitare ulteriori spoiler preferirei fermarmi qui con la trama. Posso solo dire che, se vi appassiona la mitologia norrena, amerete gli innumerevoli riferimenti che troverete nel gioco.
La primissima cutscene basta e avanza al giocatore per fargli nascere un interesse verso il titolo che ha di fronte. Cosa è successo? Che ha fatto il personaggio che abbiamo davanti? A chi è dedicato il suo soliloquio? Tutte domande di cui la risposta sappiamo bene come scoprirla: giocando. Ad affascinarci sono inoltre le bellissime cutscene: non sono in computer grafica, ma ci vengono presentate tramite delle illustrazioni a fumetti.
Max Payne è un gioco che aveva un budget molto ridotto. Di conseguenza, la Remedy Entertainment, piuttosto che ingaggiare attori professionisti, fece interpretare i personaggi del gioco direttamente dai suoi dipendenti. È facile notare che fu Lake, game director del gioco, a prestare il suo volto al protagonista. Ma le sorprese non finiscono qui: il volto dell’antagonista principale, Nicole Horne, non è altro che della madre di Lake stesso!
Il pioniere del Bullet Time
A livello di gameplay, Max Payne è un TPS (Third Person Shooter) come molti altri che c’erano prima e che ci son stati dopo, ci verrebbe da dire. Uno sparatutto con diverse armi e in cui possiam curare le nostre ferite con degli antidolorifici sparsi in giro. Ma questo titolo si può definire una vera pietra miliare della storia dei videogiochi per una specifica innovazione che ha portato nel mondo videoludico. Fu infatti il primo videogioco a presentarci il Bullet Time, vale a dire la possibilità di rallentare il tempo e sparare in slow motion. Max può infatti sfruttare questa specialità per poter schivare meglio i colpi dei nemici o, al contrario, mirarli più accuratamente. La casa produttrice prese spunto principalmente dalla pellicola di Matrix, uscita nelle sale cinematografiche nel 1999. Ebbene sì, se oggi ci è possibile goderci clip di giocatori che mostrano le loro kill in slow motion, il merito va a Max Payne.
Direi quindi che Max Payne non può che continuare ad essere un capolavoro anche a più di 20 anni dall’uscita. E vale ancora acquistarlo su una qualsiasi piattaforma tutt’oggi: i giocatori si godranno ogni minuto speso sul gioco.
Il mio più grande interesse sono i videogiochi. Gioco oramai quasi solo su PC e i titoli che più mi colpiscono sono i giochi Indie. A livello musicale il mio genere preferito da qualche anno è il K-Pop.