Lost in adaptation: Falling Angel/Angel Heart
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Lost in adaptation: Falling Angel/Angel Heart

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Lost in adaptation: Falling Angel/Angel Heart

Nella demonologia numeri e la loro ricorrenza nelle date hanno un’enorme importanza.

Ad esempio: nel 1978 William Hjortsberg pubblica il suo romanzo Falling Angel e nel 1987 il regista Alan Parker ne drammatizza la storia nel film Angel Heart.

C’entra qualcosa con quanto detto in apertura? Ovviamente no. Mi serviva solo per farvi continuare.

Le porte dell’ascensore si sono aperte: salite liberamente e attenti agli SPOILER.

Falling Angel

La storia di William Hjortsberg è un’amalgama di hard-boiled e horror.

Il detective Harry Angel riceve l’incaricato di scoprire dove sia scomparso il cantante Johnny Favorite e se sia ancora vivo.
Il cliente sostiene di avere un contratto che si attiverebbe in caso di conferma della dipartira di Favourite. La ricerca di questa fantomatica celebrità si rivelerà essere costellata di omicidi, segreti e morte.

Sarebbe difficile immaginare una trama più hard-boiled di questa, fatta eccezione perIl Mistero del Falco: un compito apparentemente facile che si rivela sempre più complesso con il procedere dell’indagine, restando coinvolti con gli aspetti più sordidi della società.
Nel romanzo di Hjortsberg, il fatto che il suddetto cliente si chiami Louis Cyphre fa pensare più a uno pseudonimo che al Diavolo vero e proprio. Ciononostante, una cupe aria sinistra ammorba la storia nel suo procedere: Angel si trova, nella sua ricerca, ad assistere a sinistri rituali esponenzialmente più macabri, il cui ruolo del suo cliente appare sempre più centrale. Questo crescendo lo porta infine a scoprire – o meglio – ricordare che lui è Johnny Favourite e che è ora di saldare i debiti.

Fallen Angel

Nel film le due nature della storia, horror e hard boiled, marciano all’unisono come due serpenti che si accoppiano.

Che una forza maligna perseguiti Angel nel corso della sua indagine è evidente, non solo per la crudezza dei delitti. E a nessuno verrebbe in mente di pensare che Robert De Niro non sia il Diavolo.

Ho già parlato in passato della sua interpratazione e non credo serva ripetere che è semplicemente magistrale.
Il confronto fra il Lucifero del film e quello del libro è inevitabile e doveroso.
E inesistente: Robert De Niro ha fatto molto meglio di William Hjortsberg.

The Thirteenth Angel

Nel romanzo, la figura di Louis Cyphre appare estremamente terrena e pubblica: interagisce direttamente con gli addetti di un culto che governa dietro un altro pseudonimo e non guida le azioni omicide di Harry Angel come nel film. Viene piuttosto suggerito che sia stato lo stesso Louis Cyphre a commetere direttamente i delitti per incastrare Angel.

Louis Cyphre in Falling Angel non ha la stessa mellifluità di Robert De Niro, anzi in certe parti si può notare un componente triviale in lui
Anche il fatto che si mischi alla loro folla, lo differenzia dal Louis Cyphre del film, il quale agisce nell’ombra: questo fatto indebolisce l’onnipotenza di cui dovrebbe essere in possesso.

Ne posso solo parlar male? Certo che no.

William Hjortsberg ha probabilmente voluto concentrarsi sull’immagine di Lucifero come trafficante. Il culto guidato da un suo alter ego si basa su parole all’apparenza non sbagliate, ma che nascondono il messaggio di non essere agnelli (l’animale di Dio) ma essere predatori. C’è un sottile gioco di indottrinamento, una potenza nascosta dietro alle parole, a cui bisognerebbe prestare sempre attenzione.

Lo scalino sucessivo nel percorso di Louis Cyphre sono le messe nere con stupri e infanticidi a cui partecipa l’élite di New York, città da cui, a differenza del film, il protagonista non si sposta. Il che è di nuovo a punto a favore dell’opera di Alan Parker: pur in altra città, Angel continua a essere seguito da Lucifero.

Harold Angel

Ritengo il film migliore del libro? Diavolo, sì!

Non solo per come i due registri della storia sono meglio sfruttati dalla pellicola e portati insieme al crescendo nel climax, ma anche perché la risoluzione proposta da Alan Parker è molto più elevata qualitativamente.

Nel romanzo, l’atteggiamento di “Harry” alla rivelazione di essere Favourite è prima di rabbia indispettita – che lo porta a imprecare contro Louis Cyphre – e poi di fatalismo. Sembra quasi non dare peso alla situazione quando si trova davanti alla polizia e al cadavere di Epiphany Proudfoot, figlia di Favourite e amante di Angel. Manca il pathos che Mickey Rourke ha messo nella sua performance.

Il suo Harry Angel è un uomo distrutto dalla scoperta della verità. Cerca disperatamente di attacarsi all’illusione della vita che si era creato: il suo “Io so chi sono” , complice anche il dopiaggio di Tonino Accolla, è un lamento tormentato che anticipa l’Inferno che lo aspetta.

Vale allora la pena leggere il romanzo? Di nuovo, diavolo sì.
Ho saputo che è stato pubblicato postumo un sequel, Angel’s Inferno: ho udito pareri contrastanti a suo merito, ma in fondo non c’è nulla di male a verificare, giusto?

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