Le brutte giornate di Batman: Pinguino
Alla base di Batman: le brutte giornate c’è un’idea geniale nella sua semplicità, poiché dà la possibilità a diversi creatori di dar vita a storie uniche sotto la stessa effige, rendendo l’intera serie un evento. Tom King e Mitch Gerads hanno dato il via con L’enigmista, seguito da Mariko Tamaki e Janvier Fernandez con Due Facce. Oggi parliamo di John Ridley e Giuseppe Camucoli che si concentrano letteralmente su un giorno della vita del famoso Pinguino.
Pinguino è un personaggio meraviglioso ma estremamente complesso da scrivere, la storia creata per lui da Ridley è ambiziosa. Bastano poche pagine il duro senso della realtà e il dolore investono immediatamente il lettore. La trama si apre con un Pinguino ferito seduto da solo su una panchina con vista su Gotham. Un’immagine di un villain fallito, tanto che persino Batman vola sopra di lui completamente disinteressato. Pinguino ha perso il suo impero e non suscita più il rispetto di una volta. Con una pistola arrugginita tra le mani Oswald e un solo proiettile si dirige verso Gotham. La storia è questa: Pinguino riconquisterà il proprio impero un proiettile alla volta. Il superpotere di Oswald è la sua smisurata sicurezza, infatti nel corso di un solo giorno, trasforma quella pistola e un proiettile in tre proiettili e infine in uno scontro con l’uomo che gli ha portato via tutto.
Ma la vera domanda è la brutta giornata di Oswald Cobblepot qual è?
Pinguino professa di raccontare agli alleati che raccoglie sotto la sua ala vendicativa la verità che riguarda il suo settimo compleanno. Oswald da sempre bullizzato ed emarginato a causa del suo aspetto fisico, vive inaspettatamente una fantastica festa, per poi scoprire che la madre aveva pagato i compagni di classe per parteciparvi. Un’epifania che insinua radici malvagie nell’animo fragile dell’allora piccolo Oswald, cambiandolo per sempre.
L’andamento della trama è un po’ lento ma le scene si susseguono in modo lineare e ben coreografato. Una storia non solo di vendetta e rivincita ma soprattutto di consapevolezze dei propri mezzi, dal punto di vista del suo protagonista. Ridley offre una narrazione strettamente personale che mette in mostra la logica del Pinguino che agisce spinto in un certo senso per l’amore verso la città che lo accetta come boss del crimine. Questo albo ci introduce a un nido si nuovi personaggi, come uno stormo di nuovi scagnozzi. Ridley non solo ha il merito di aver espanso il micromondo criminale del Pinguino ma soprattutto quello di aver reso questi personaggi inediti ben caratterizzati e funzionali alla trama. Tanto da rendere complesso capire se fossero nuove o vecchie conoscenze.
L’arte di Camucoli è fantastica. Nelle tavole è sfruttata brillantemente la natura contorta del fumetto e si trova nella gran parte delle espressioni facciali, che appaiono incredibilmente snervanti ed inquietati. Anche le scene di conversazione sono ben disegnate, nonostante l’angolazione possa sembrare sempre la stessa, ci sono dei piccoli dettagli che mostrano l’eccellente narrazione e lo sviluppo del personaggio. I colori sono impiegati superbamente e aggiungono puzzle fondamentali alle tavole. Il tono del fumetto è cupo, ma l’illuminazione e la varietà delle tonalità riempiono le scene. Il verde si fonde con l’arancione creando un ottimo contrasto.
In definitiva Batman: Una brutta giornata – Pinguino offre agli appassionati uno sguardo su uno dei nemici più caratteristici di Batman. Lo sviluppo del personaggio Oswald Cobblepot è equilibrato, spaventoso e comprensivo incapsulato in una storia sorprendente che non riguarda solo sé stesso ma il rapporto del Pinguino con la città. Per tutti coloro che non capiscono quale sia l’apporto di Pinguino al crimine di Gotham, questo albo dimostra magnificamente perché lui debba restare sulla scacchiera.
Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.