La “scalata sociale” per Bong Joon-Ho
In quest’articolo si sceglie di analizzare un aspetto peculiare della cinematografia del regista sudcoreano Bong Joon-ho: la “scalata sociale”.
Considerato uno dei migliori registi sudcoreani, i suoi film sono spesso incentrati su tematiche sociali e presentano un’unione tra generi cinematografici: dal dramma al thriller, dal sci-fi distopico al romantico.
In particolare, la “scalata sociale” intesa dal regista è qui analizzata in due suoi film cardine: Snowpiercer (2013) e Parasite (2019).
Snowpiercer
Si tratta senz’altro di un film peculiare, da cui ne è derivata una recente serie Netflix.
Snowpiercer (2013) presenta un futuro distopico in cui gli umani, gli ultimi rimasti sul pianeta, sono costretti a viaggiare costantemente a bordo di un treno dall’energia inesauribile (lo Snowpiercer, appunto).
Sono costretti a farlo poiché l’intera superficie terrestre è stata completamente congelata da una terrificante glaciazione che ha estinto tutte le forme di vita. Ciò è dovuto sempre al comportamento umano.
Infatti, per far fronte al surriscaldamento globale, gli umani hanno tentato di “raffreddare la situazione” sparando “missili raffreddanti” in cielo. Diciamo che non hanno avuto l’effetto sperato.
A bordo del treno, tutti gli esseri umani sono divisi per classi sociali in cui i ricchi trovano posto nei primissimi vagoni godendone i prestigiosi vantaggi, dimenticandosi del cosiddetto «Fondo» in cui sono relegati coloro che vivono ai margini della società (e non solo).
Un forte divario sociale, dunque, che sfocia inevitabilmente in una ribellione da parte dei meno abbienti ai danni dei “nobili” incuranti delle condizioni dei meno fortunati.
Qui è evidente una chiara critica sociale dalle sfumature comuniste.
La divisione e il divario sociale strutturati da Bong Joon-Ho hanno una struttura orizzontale. I ribelli attraversano orizzontalmente il treno, vagone per vagone, fino al vagone principale (la «Testa») compiendo una vera scalata sociale.
Parasite
Parasite (2019) è senz’altro il film che ha sancito il grande successo di Bong Joon-Ho, un film degno di essere definito “capolavoro”.
È il film vincitore della Palma d’oro alla 72ª edizione del Festival di Cannes.
Nel film torna il tema del divario sociale affrontato dal punto di vista della famiglia Kim.
La famiglia vive in un periferico appartamento disadorno e malandato di Seul (Corea del Sud) sfruttando ingegno e strategie per riuscire a sopravvivere.
I Kim entrano in contatto con una ricchissima famiglia alto-borghese della “Seul bene”, andando ad evidenziare sin da subito i numerosi divari e distinzioni sociali fra le due famiglie, già a partire dalle abitazioni e dalle più semplici consuetudini sociali.
Le due famiglie rappresentano due facce di una stessa medaglia: la prima, quella dei Kim, deve costantemente fare affidamento a tutte le sue forze con una buona dose di fortuna, al contrario della ricca famiglia che non deve faticare affatto per raggiungere i propri – semplici – obiettivi.
Per i Kim la parola «semplicità» non esiste. Ogni consuetudine, persino il comprarsi da mangiare in un posto che non sia una mensa gratuita, risulta essere un’impresa.
Ritorna il tema della fortuna e delle divergenze sociali che aprono inevitabilmente a scenari di lotta sociale, temi costanti nei film di Bong Joon-Ho.
La struttura, a differenza di Snowpiercer (2013), è verticale: i membri della famiglia Kim compiono una vera scalata sociale verso l’alto sfruttando in tutti i modi la ricca famiglia alto-borghese, divenendo dei veri e propri parassiti.
Raggiri, bugie, minacce, creando spesso condizioni assurde e tragicomiche.
Conclusioni
Il finale di Parasite (2019) afferma che nella società presentata da Bong Joon-Ho (che, forse, è uno specchio enfatizzato della nostra) vige solo la violenza e la cattiveria.
I veri parassiti sono coloro che sfruttano altri individui solo per il loro tornaconto.
Quando due “parassiti” si scontrano, la violenza è l’unica apparente soluzione, specie se i due “parassiti” provengono dalla povertà.
Lo stesso concetto è applicabile per Snowpiercer (2013): i veri “parassiti” sono gli abitanti del Fondo che vivono costantemente in una condizione di miseria. I “nobili” non cercano di aiutarli, ma li torturano e al tempo stesso nemmeno li sfruttano nel lavoro.
Ciò produce una così tenace tensione sociale che sfocia, inevitabilmente, nella violenza.
Sembra proprio che l’unica soluzione a tutto, nei film di Bong Joon-Ho, sia proprio la violenza. Un punto di vista senz’altro peculiare: affrontare le ingiustizie della società con altre ingiustizie, usare la violenza contro la violenza.
“V” sarebbe d’accordo.