La piccola bottega degli orrori: una storia, due finali.
La piccola bottega degli orrori: una storia, due finali.
Le reazioni ai test screening sono un esame importante per un film. Le reazioni del pubblico di prova possono portare alla modifica non solo degli aspetti tecnici o della storia, ma rivoluzionarne completamente il finale. Un altro clamoroso esempio di come la pressione dei fruitori possa modificare la storia è La piccola bottega degli orrori del 1986.
Il finale del 1986
Questa pellicola di Frank Oz è la versione cinematografica dell’omonimo musical di Alan Menkel e Howard Ashman, debuttato a New York nel 1982, il quale a sua volta si ispira a una pellicola del 1960 di Roger Corman con lo stesso titolo. Il lavoro di Menkel e Ashman rispecchia il finale tragico di Corman, non limitandosi solo alla rovinosa fine del protagonista Seymour, ma anche dell’intero mondo, soggetto all’invasione della piante aliene.
Quando Oz tentò di portare questo finale sul grande schermo, il pubblico del test screening lo bocciò, portando la produzione a creare un lieto fine: il protagonista vince e sposa il suo vero amore. Solo nel 2012 è stato rilasciato una versione DVD con la versione originale. Eppure nel musical, di indiscutibile successo, il finale tragico era pienamente accettato dall’esordio.
Come mai questo? Come mai la ricezione della stessa scena cambia così drasticamente, tenendo anche conto che nessuno dei dialoghi originali era stato mutato?
Considerazione di un regista
Frank Oz comprese che fra un’opera data sul palcoscenico e una proiettata esiste una differenza: a teatro i personaggi uccisi tornano sempre indietro per l’inchino finale, nel cinema no. Questo senso di perdita assoluta ha indubbiamente influito sulla fredda reazione del pubblico di fronte il finale originale, ma ritengo ci sia anche altro.
Nel versione di Oz, o meglio, nell’interpretazione di Rick Moranis del protagonista Seymour, appare una sottile ma sostanziale differenza con il materiale originale. Se guardiamo alla descrizione dei personaggi per il musical, il personaggio viene illustrato con le seguenti parole:
SEYMOUR (Tenore – circa 20 anni) Il nostro insicuro, ingenuo, burbero eroe impiegato dei fioristi. Al di là di tutto, è un ometto dolce e ben intenzionato. Non è uno stupido secchione e, quindi, non dovrebbe essere interpretato come l’eroe di un film di Jerry Lewis. Forte recitazione e canto.
Per quando fedele, Moranis aggiunge nella sua performance qualcosa di più: il suo Seymour è estremamente simpatetico.
Un finale per Rick Moranis
Partendo dalla descrizione originale, il protagonista può essere facilmente interpretato come un ignavo che, malgrado le buone intenzioni, accetta la via facile al successo offertagli dalla pianta aliene Audrey II: è scritto chiaramente che per quanto ingenuo non è uno sciocco, sa che quello che sta facendo è sbagliato, non di meno lo fa, dandosi anche delle giustificazioni morali come scegliere l’abusivo fidanzato di Audrey come vittima da sacrificare a Audrey II. Eppure, malgrado le sue colpe, il pubblico non riesce a condannare altrettanto facilmente il personaggio di Moranis: non gode della fortuna mandata dalla pianta, anzi ne sembra sopraffatto, e sembra meno passivo di come dovrebbe apparire.
Skid Row
Prendiamo inoltre la scena in cui viene cantata Skid Row (Downtown): il testo di Seymour recita
Poor, all my life I’ve always been poor
I keep askin’ God what I’m for
And he tells me, “Gee, I’m not sure”
“Sweep that floor, kid!” Oh!
I started life as an orphan, a child of the street
Here on Skid Row!
He took me in gave me shelter, a bed
Crust of bread and a job
Treats me like dirt, calls me a slob
Which I am
Someone show me a way to get outta here
‘Cause I constantly pray I’ll get outta here
Please won’t somebody say I’ll get outta here
Someone gimme my shot, or I’ll rot here!
Show me how and I will, I’ll get outta here
I’ll start climbin’ up hill and get outta here
Someone tell me I still could get outta here
Someone tell lady luck that I’m stuck here!
Gee, it sure would be swell to get outta here
I’d move heaven and hell to get outta Skid
Questa canzone potrebbe essere vista sia come la lamentosa predisposizione del personaggio a vendersi l’anima: detesta la sua condizione attuale, eppure sembra sotto un certo aspetto ritenere quasi di non meritare altro (ritiene che gli insulti del suo capo siano meritati), e chiede che qualcun altro venga a soccorrerlo mostrando cosa deve fare per abbandonare Skid Row.
Ma nel film, Moranis interpreta il brano con il timbro di un eroe in cerca di riscatto: si sente la sua disposizione ad agire e l’accento è posto più su quello che farà che alla ricerca del ‘qualcuno’ che gli dica cosa fare. Tutti questi elementi non possono non spingere il pubblico a desiderare oltre alla sopravvivenza del personaggio anche il suo lieto fine.
Considerazione finale
Eppure, oggi, qualcosa è cambiato. Il finale originale è stato ripristinato.
Forse sono cambiati i gusti del pubblico.
Forse adesso si anela la disfatta di Rick Moranis e l’annichilamento della vita sulla Terra.
Forse si ritiene sia giusto essere fedeli al finale del musical.
Forse il carisma di Audrey affascina talmente il pubblico moderno da fargli desiderare la sua totale vittoria.
Tuttavia, ritengo valga la pena riflettere su come la stessa storia, presentata in modalità diverse, abbia potuto produrre nel pubblico reazioni diverse e desideri diversi. Tanto da spingerlo a chidere, almeno una volta, un finale diverso.
Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osserva. Praticamente innocua.