La morte a Venezia

La morte a Venezia

La morte a Venezia è una novella di Thomas Mann pubblicata nel 1912.

Da questa celebre opera è tratto l’omonimo film di Luchino Visconti, anno 1971.

La morte a Venezia

L’autore

Thomas Mann nasce in Germania, in particolare a Lubecca, nel 1875.

Scrittore e saggista, dopo la prima guerra mondiale diviene il massimo esponente della letteratura tedesca, vincendo anche il Premio Nobel per la letteratura nel 1929.

I temi affrontati nei suoi romanzi e novelle solitamente riguardano:

La morte a Venezia

Trama

Il protagonista dell’opera è un famoso scrittore tedesco: Gustav Von Aschenbach.

Egli ha dedicato la sua intera vita alla produzione artistica. Ormai anziano e vedovo, decide di effettuare tutte quelle esperienze negatosi durante la giovinezza, una fra tutte: viaggiare.

Gustav parte dunque per Venezia. Nel suo stesso albergo alloggia una famiglia polacca. L’uomo rimane folgorato dal giovane Tadzio, un ragazzo dai biondi riccioli.

La morte a Venezia

Gustav è amante dell’arte classica e nella bellezza del giovane rivede i canoni estetici dell’antica Grecia. L’uomo finisce irrimediabilmente per innamorarsi di Tadzio con il quale non riuscirà neanche a scambiare una parola.

Gustav infatti si limita ad osservarlo da lontano, sentendo germogliare in lui sentimenti sinora atrofizzati attraverso la creazione artistica.

Per tutta la sua vita infatti, Gustav ha praticato l’ascetismo, sopprimendo qualsiasi emozione e sentimento, temendo che queste potessero contaminare la sua arte.

Un amore torbido

Questo interesse con il passare del tempo si trasforma in un’ossessione. Gustav trascorre intere giornate a spiare Tadzio e seguirlo.

Quando una sera il giovane gli rivolge un sorriso, Gustav riesce a dare un nome a quella strana sensazione: si tratta di amore.

Questo tipo di amore ha pero dei retroscena tetri e angoscianti. Prima di tutto per la notevole differenza di età fra i due e per l’insistente sguardo di Gustav che non smette mai di pedinare il giovane.

La morte a Venezia

Ma anche per l’egoismo che questo amore comporta. Nell’isola in cui alloggiano dilaga infatti l’epidemia del colera ma gli albergatori cercano di tenerlo nascosto per favorire il turismo.

Gustav scopre la verità e, seppur all’inizio voglia avvisare la famiglia di Tadzio, egli ci ripensa perché dire la verità comporterebbe la ripartenza del suo amato.

Tadzio

Il giovane per Gustav rappresenta una gioventù ormai terminata e soprattutto un canone artistico ben preciso, ovvero quello del classicismo greco. (La bellezza di Tadzio viene anche paragonata a quella di Narciso).

In realtà Tadzio è anche manifestazione di impulsi omossessuale che l’uomo non aveva idea di covare.

Pur di sentirsi alla sua altezza, Gustav cerca di ringiovanirsi, recandosi dal barbiere per tingersi i capelli e migliorare il suo aspetto.

La morte a Venezia

Una storia reale

I sentimenti di Gustav non sono poi così distanti da quelli dell’autore. Lo stesso Thomas Mann rivela nei suoi diari quanto fosse difficile dover controllare certe sue predisposizioni, come ad esempio la pederastia.

L’autore visse persino una situazione analoga: in vacanza a Venezia rimase infatti estremamente colpito da un giovane ragazzo polacco di dodici anni.

Il finale

La salute di Gustav è sempre più precaria.

L’opera si conclude con l’uomo che, stanco e malato, siede su di una sdraio in spiaggia, mentre in lontananza vede Tadzio giocare con dei suoi amici.

Ad un tratto il giovane entra in acqua allontanandosi sempre più. Gustav lo osserva e ha un sussulto quando Tadzio si volta a guardarlo per l’ultima volta. Quel gesto potremmo infatti considerarlo un ultimo congedo.

La morte a Venezia

Prima di esalare il suo ultimo respiro, Gustav ha ricevuto la beatitudine del sorriso di Tadzio. Egli muore serenamente, immaginando di inseguirlo in mare aperto e di recarsi insieme in un luogo ideale e irraggiungibile.

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