“Il grande Dio Pan” – L’orrore nascosto

“Il grande Dio Pan” – L’orrore nascosto

Raymond ha un unico obiettivo: scovare all’interno della mente umana il fatidico “terzo occhio”, la capacità insita e nascosta che permette di vedere oltre il velo, di scovare le grandi verità oltre la nostra realtà, di vedere il ‹‹Grande Dio Pan››.

Questo straordinario esperimento spalanca la porta dell’inconscio su una natura pagana e selvaggia, intrisa di mistero, adornata dal delitto in Paul Street e dalla macabra figura di Helen. Una natura governata dal Grande Dio Pan che semina un terrore osceno e arcano in una tetra Londra vittoriana.

Il romanzo in questione fu scritto da Arthur Machen nel 1894 e garantì il suo primo grande successo, tanto da ispirare scrittori come H. P. Lovecraft e il grande Stephen King che definisce l’opera:

‹‹Probabilmente la migliore storia horror in lingua inglese››

Stephen King – Breve commento sul libro Il grande Dio Pan di Arthur Machen (1894)

L’autore

Arthur Machen nasce a Caerleon, un piccola città gallese, nel 1863 e fin da giovane nutrì una grande passione per i miti e le leggende del mondo antico: esemplare è il suo primo lungo poema Eleusina (1881) nel quale si fece affascinare dagli elementi dei misteri eleusini. Questi sono dei riti religiosi misterici, segreti, che si svolgevano nell’antica città greca di Eleusi nel tempio di Demetra. Si narravano, qui, le vicende del rapimento di Persefone da parte di Ade, Dio degli Inferi.

Arthur Machen (1863, Caerleon – 1947, Beaconsfield)

Machen, nella maturità, divenne molto famoso per il suo racconto Angels of Mons (1917) in cui ritenne che i soldati inglesi fossero aiutati dagli angeli per la vittoria nella battaglia di Mons, in Belgio, durante la Prima Guerra Mondiale. Machen, dopo la sua morte nel 1947, venne nominato come uno dei più grandi scrittori del suo tempo ed elogiato per la sua innovativa e diversa visione della realtà.

L’orrore del fantastico

L’elemento fantastico che si può riscontrare nel romanzo, probabilmente più impattante, è l’evento della “trasformazione/mutazione” del personaggio di Helen. La donna in questione assume diverse identità in tutta la vicenda, passando dalla dolce e gracile Mary – sottoposta agli esperimenti del dottor Raymond ad inizio romanzo – alla spietata ed insensibile Helen, causa della sventura economica del signor Herbert, ridotto a vagabondo.

Helen Vaughan, però, subisce un’altra trasmutazione alla fine del romanzo, un mutamento totale del suo corpo che lascia trasparire un forte segnale di elemento fantastico. Il suo corpo muta da donna a uomo, da uomo a donna, ‹‹da bestia a peggio che bestia››, il volto annerito.

Altro elemento fantastico è proprio la figura del Dio Pan che dà il nome al romanzo. Pan rappresenta il male incarnato, si prefigura come un uomo molto alto e sinistro. Questa orribile visione tormenta i ricordi e i sogni di Clarke, uno dei protagonisti assieme a Villiers, ed è stato più volte visto come compagno di giochi della piccola Mary, o Helen.

Il grande Dio Pan, Arthur Machen (1894)

Le origini del Dio Pan

Dalle fonti presenti a fine libro si deduce che Machen abbia ben approfondito e studiato la figura del Dio Pan nella mitologia greca classica. Secondo la versione omerica, il Dio Pan nasce dal Dio Ermes e dalla Dea Driope. Quest’ultima, alla vista del suo stesso figlio, scappò in preda al panico mentre Hermes decise di portarlo con sé sull’Olimpo.

Un’altra versione del mito confermerebbe, invece, Persefone come madre. In entrambi i casi il motivo della paura di
Driope è ben giustificato: il Dio Pan, infatti, si presenta come un Fauno, ovvero una figura maschile dalle zampe caprine e pelose e dal volto terribile, con grandi corna.

Il Grande Dio Pan nel mito

Nella mitologia greca egli è considerato come un Dio benevolo protettore della foresta e degli animali ma negli il suo nome venne tradotto in diverse versioni confermando la sua natura pagana, selvaggia e terribile. Pan si incarna nel “tutto” delle cose: egli è in ogni cosa ed ha la grande capacità di far tremare chiunque dal terrore se infastidito. Non a caso la Chiesa cattolica ha sempre usato la sua figura caprina per identificare Satana.

Particolare importante del Dio Pan è il suo flauto “Siringa”. Il peculiare nome deriva da un mito secondo cui Pan fosse innamorato della giovane Siringa ma lei ne era molto intimorita dato il suo terribile aspetto, così ella fugge in un canneto e, pregando, si tramuta in una canna. Pan la rincorre ma non riesce più a trovarla così decide di tagliare 7 canne (9 in altre
versioni del racconto) in ordine decrescente, unirle insieme e creare il suo peculiare strumento da cui non si separerà mai. Lo strumento emette un suono leggiadro ma lamentoso a rappresentare il dolore del Dio Pan per il suo amore non corrisposto.

Conclusioni

Molte sono le rappresentazioni della divinità sia in dipinti che in statue e molti, nei miti e nelle storie, ne sono intimoriti. Dal suo nome deriva il sostantivo ‹‹panico›› (terror panico) poiché il Dio si adirava con chi lo disturbasse emettendo urla terrificanti, provocando così un’incontrollata paura.

L’ultimo elemento che potrebbe presentarsi come fantastico è il ‹‹velo che cela ogni cosa››. Non è possibile vedere l’essenza stessa della realtà, essa non si trova negli oggetti e può essere solo intravista con la razionalità o eventi casuali – come afferma Villiers.

La vera essenza della realtà è celata dietro un velo invisibile che non ci permette di guardarvi attraverso. Questo è l’obiettivo del dottor Raymond: riuscire a risvegliare il cosiddetto ‹‹terzo occhio›› che permette all’uomo di vedere oltre la sua effimera realtà per riuscire a scovare ciò che si cela dietro il velo, ‹‹riuscire a vedere il Grande Dio Pan››.

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