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Far East, Tucker: il miglior cinema viene dall’Oriente

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Oggi parte la 23ᵃ edizione del Far East Film Festival (FEFF). In occasione della kermesse friulana vi riproponiamo alcuni titoli che negli anni passati sono stati portati in Italia proprio grazie ai promotori della manifestazione.

Piccola premessa. In Italia, prima del decennio scorso, la distribuzione di film asiatici era a dir poco lacunosa. Per fortuna nel 2012 nacque “Far East”, collana di opere orientali portate nel Bel Paese grazie ad una convenzione, tuttora attiva, fra il FEFF, la Cecchi Gori Home Video e la Tucker Film, casa fondata 13 anni fa ed attiva ad Udine. Ai ragazzi della Tucker va il sentito ringraziamento dell’associazione Fumetti Indelebili, per aver aperto un varco fondamentale su autori cinesi, hongkonghesi, giapponesi e coreani. Registi che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti al pubblico italiano.

Pertanto eccovi un piccolo assaggio di questa imperdibile collezione, che include fantasy, horror, noir, action, commedia e musical. Le opere che citeremo sono disponibili in belle edizioni dvd e blu-ray, piene di contenuti speciali e dalla qualità di supporto quasi sempre elevatissima.

Il buono, il matto, il cattivo (Kim Jee-Woon, Corea del Sud 2008)

Dal maestro sudcoreano, autore di capolavori come I saw the devil, Bittersweet life e L’impero delle ombre, la collana Far East ha portato anche questo fantastico “eastern western”. Azione surreale, citazioni a go go delle pietre miliari italiane, colori pop: tutto questo sgorga a fiumi dal quinto lungometraggio di Kim Jee-Woon, opera coinvolgente, elegante e piena di humor.

Castaway on the moon (Lee Hae-Jun, Corea del Sud 2009)

Rimaniamo in Corea del Sud, per consigliarvi uno dei film più belli prodotti in questo paese. Alla brillante commedia, giocata fra magia e romanticismo, abbiamo già dedicato un articolo. Non perdetevi questa storia: i due protagonisti vi faranno letteralmente innamorare.

La congiura della pietra nera (John Woo e Su Chao-Pin, Cina-Hong Kong-Taiwan 2010)

Questo è un tiro mancino. Dopo aver distribuito film di Jonnie To e Tsui Hark, la Far East chiude la triade del cinema hongkonghese con un’opera co-firmata dal maestro John Woo (The killer, Bullet in the head). Parliamo di una resa moderna del classico “cappa e spada” ambientato nel medioevo cinese. Come al solito, però, la visionarietà di Woo rende la pellicola estremamente divertente ed affascinante. Non cercate il realismo, ma piuttosto godete di questi fantastici guerrieri in lotta per ottenere un potere oltre ogni immaginazione.

Confessions (Tetsuya Nakashima, Giappone 2010)

Impossibile non citare questa meraviglioso noir “scolastico”, che ha fatto innamorare persino il mitico Michael Mann (Manhunter, L’ultimo dei Mohicani, Collateral). Ambientato quasi esclusivamente nel microcosmo di un gruppo di studenti, Confessions è una profonda e crudele disamina del mondo adolescenziale, degli affetti rimossi, della sete di violenza. La storia fa perno su tutto ciò che dà vita ad un buon noir: amore, odio e vendetta. Finale incredibile, che viene affidato ad un’ultima inquadratura da pelle d’oca.

Saga di Detective Dee (Tsui Hark, Cina-Hong Kong 2010-2013)

Strano come, al di fuori del mondo fantasy più in voga, il genere venga letteralmente snobbato. E’ il caso di questa bella saga, che vede in cabina di regia il geniale Tsui Hark (The blade, A better tomorrow). Praticamente sconosciuta in occidente, la serie di film con l’eccentrico guerriero-inquirente dell’Impero Cinese ha collezionato almeno due episodi degni di menzione. Consigliato per chi ha apprezzato la – modesta – saga di Sherlock Holmes diretta da Guy Ritchie e interpretata da Robert Downey Jr.

Thermae Romae (Hideki Takeuchi, Giappone 2012)

Tratta dall’omonimo manga di Mari Yamazaki, questa bella commedia si sviluppa a partire da un assunto molto divertente: cosa accadrebbe se un famoso architetto romano viaggiasse nel tempo fino ai giorni nostri? E cosa succederebbe se una disegnatrice in erba entrasse in contatto con questo personaggio? Simpatico e curato nel dettaglio, Thermae Romae sviscera i temi dell’incontro fra culture diverse. Il racconto inoltre presenta un duplice ritratto della vita dell’artista, divisa fra impegni pedestri e un’ispirazione che spesso si sostituisce al mondo reale. Consigliato per rilassarsi dopo una giornata no.

Tokyo tribe (Sion Sono, Giappone 2014)

La collana Far East, come abbiamo visto, si compone di titoli interessanti e, a volte, eccezionali. Per Tokyo tribe la parola capolavoro è ben spesa. Opera musical per eccellenza, il noir urbano di Sion Sono si pone come folle contraltare a West side story (Robert Wise, 1961). Tra gang rivali, poteri sovrannaturali, manie erotiche e pulsazioni hip hop, questa storia di rivalsa contro un tirannico boss procede a suon di piani sequenza impossibili, luci al neon, colori saturi, flow tribali. Consigliatissimo per chi ancora si azzarda a dire che La la land è un grande film: guardatevi Tokyo tribe, poi ne riparliamo.

Kung fu jungle (Teddy Chen, Cina-Hong Kong 2014)

Dalla Cina con furore. Ancora una volta, il cinema cantonese conosce una nuova fioritura di racconti sulle arti marziali. Tra questi va senz’altro citato Unbeatable (Dante Lam, 2013) o tutta la saga di Ip Man (AA.VV., 2008-2013) che pur cercando un risultato più commerciale ha avuto il merito di proporre al grande pubblico film decorosi. Questo Kung fu jungle chiama in causa proprio Donnie Yen, lottatore e volto protagonista di Ip Man, in una storia che è in realtà una scusa per vedere sequenze di combattimento strabilianti. Ben oltre i confini della realtà, queste scene attestano la capacità dell’autore di fondere forma e sostanza, nella miglior tradizione hongkonghese.

Zombie contro zombie (Shin’ichiro Ueda, Giappone 2017)

E’ possibile fare una commedia con gli zombi? Sì, come dimostra L’alba dei morti dementi (Edgar Wright, 2004). Ma, nonostante le apparenze, Zombie contro zombie non ha per protagoniste le creature di romeriana memoria. Tuttavia, questo film ha comunque il potere di trasportarci in un mondo fantastico, illogico ma stupefacente. Miglior chiusa per questa breve retrospettiva non poteva esserci: sta a voi scoprire il perché.

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