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Curtains ” La maschera del terrore “

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Curtains

Questo film canadese del 1983, anno devastante per i videogiochi ma proficuo per lo slasher, è un piccola chicca per gli appassionati del genere. Sebbene, personalmente, non sia mai riuscito a vederlo nella nostra lingua, risulta esistere un titolo italiano, “La maschera del terrore”. Ciò fa supporre che sia stato mandato in onda almeno una volta.

A differenza della maggioranza degli slasher, il regista Robert Ciupka (nome autentico) non sceglie per protagonisti un gruppo di teenager o universitari, bensì un gruppo di giovani donne che riportano alla mente le “Sei donne per l’assassino” di Bava. Figura maschile a perno delle vicende il regista Jonathan Stryker, interpretato da John Vernon. L’attore è probabilmente meglio ricordato come il sindaco di Dirty Harry o il preside Wormer di Animal House. Direi un’eccellente scelta di casting, perché è chiaro dal suo curriculum che Vernon sapeva come interpretare una figura autoritaria ignara della propria incompetenza. Si avvisa che da qui in avanti l’articolo conterrà pesante tracce di SPOILER.

La storia in due spicci.

Stryker è in procinto di mettere in scena Audra, una piece di enorme importanza per lui. La sua prima attrice e amante Samantha Sherwood (Samantha Eggar), per immedesimarsi meglio nel ruolo, decise di fingersi pazza come il personaggio e si lascia internare. L’idea le si ritorce contro: l’ambiente e il contatto con le vere malate la fanno sprofondare nella depressione. Stryker la abbandona sia come amante che come regista. In cerca di una nuova Audra, indice dei provini nella sua casa in montagna. Oltre alle cinque provinanti si aggiunge anche Samantha. In mezzo all’ambiente idilliaco e ovattato di neve, una figura con una maschera da strega comincia a uccidere le ragazze una per una.

Chi è il vero cattivo?

Stryker, suadente e affermato regista, si sente il signore del castello. Ritiene di poter dirigere la vita intorno a lui come è abituato a fare in scena. Non gli interessa se ferisce gli altri. La storia dei provini è solo una mezza verità: nel suo intimo, sfrutta la situazione per approfittare il più possibile delle provinanti. Stanco delle interferenze di Samantha, a cui non intende ridare il ruolo di Audra, la umilia nel corso del suo provino, facendole indossare la maschera della strega e implicitando che il suo talento si limiti alla sua bellezza. Stesso atteggiamento sprezzante riserva a Patti O’Connor (Lynne Griffin), comica che vuole sfondare in un ruolo serio, a cui non dà neanche l’occasione di provare, etichettandola subito come una cabarettista e nulla più.

Cosa c’è di strano in Curtains?

Mentre di solito negli slasher è facile riconoscere i protagonisti (uno dei trucchi è di individuare Jamie Lee Curtis fra gli attori), Ciupka si diverte a prendere in giro gli spettatori. Da principio, ci fa credere che Amanda, una delle attrici per il provino, sia la protagonista del film. Dopo che questa viene uccisa prima ancora di arrivare in loco, ciascuna delle partecipanti diventa simultaneamente possibile final girl e possibile assassina.

Stessa cosa accade con l’identità del colpevole. Molti indizi sembrano puntare su Samantha e quando alla fine uccide Stryker, dopo l’ennesima umiliazione, il caso appare chiuso allo spettatore. Invece, proprio nella scena successiva, tutto viene stravolto. Consigliando Patti, ultima sopravvissuta, di lasciar perdere la vita da attrice e confessandole di aver ucciso il regista, Samantha scopre a sue spese che Patti ha fino a quel momento ucciso tutte le sue rivali al ruolo di Audra.

È raro che in uno slasher il killer venga defraudato della vittoria in una maniera così casuale.

Curtains è un film da recuperare, sia per l’atmosfera di irrealtà che si può a volte percepire, sia per quella vena di puro cinismo apprezzabile dietro la storia. Se un giorno qualcuno scoprisse anche che fine ha fatto il doppiaggio italiano, poi, sarebbe fantastico.

1A parte gli scherzi, bisogna riconoscergli che è stato un attore versatile e di notevole talento.

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Elisa Bellumori

Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osseva. Praticamente innocua.

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