Cinema

Cronache dal fantastico mondo di lato

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A cosa ricorre un autore per rendere “fantastico” il mondo del proprio racconto? Oggetti, contesti e dinamiche possono avere altri significati. Basta usare il pensiero laterale.

Per “pensiero laterale” viene comunemente intesa la capacità di risolvere un problema ricorrendo ad un approccio non tradizionale o lineare. Si tratta di un concetto lungamente discusso nel campo della psicologia, e di certo non può essere riassunto in poche semplici frasi. Tuttavia il suo funzionamento viene spesso tirato in ballo dai narratori per dare nuova vita al mondo dell’opera. Vediamo quattro esempi in cui ciò è particolarmente evidente.

Arrietty (Hiromasa Yonebayashi, 2011)

Il racconto made in Studio Ghibli, scritto dal maestro Hayao Miyazaki, è una delle gemme più splendenti dell’animazione giapponese degli ultimi anni. Una famiglia di “rubacchiotti”, esseri minuscoli identici agli umani, vive quotidiane peripezie per non essere scoperti e, nel frattempo, condurre un’esistenza felice. E’ chiaro che tutto andrà storto, e che il mondo degli umani e della famiglia di Arrietty sono destinati ad incrociarsi.

Questo incontro fra specie e culture diverse è reso soprattutto a livello visivo. I rubacchiotti (o “prendimprestito”) utilizzano oggetti del mondo umano, attribuendo loro uno scopo diverso da quello originario. Spilli che diventano spade, ami da pesca che si trasformano in rampini, chiodi che fanno da pioli e teiere che fungono da imbarcazioni. Di questo e molto altro è fatto il mondo di Arrietty. Un universo in cui lo sceneggiatore si è trovato di fronte ad un problema bello grosso: come costruire il mondo degli esseri minuscoli? Come renderlo interessante? La risposta è stata: basta usare oggetti comuni, spogliati della funzione che solitamente gli attribuiamo.

Un’idea semplice ma brillante, tipica di molti film con piccole creature (Bianca e Bernie, 1977).

Castaway on the moon (Lee Hae-Jun, 2009)

Rimaniamo nel cinema orientale. Il sudcoreano Lee Hae-Jun è autore di una fulminante commedia avente per tema l’alienazione e la scoperta del vero sé. Il protagonista, dopo aver tentato il suicidio, si scopre naufrago su di un’isola a poche…centinaia di metri dalla civiltà. Ma nonostante la vicinanza, l’aspirante suicida scopre incolmabili distanze con il mondo che ha appena lasciato. Sopravvissuto al suo stesso fallimento, lotterà per iniziare da capo e incontrare la propria anima gemella.

Il soggetto è già sentito? Vero. Ma sono le straordinarie idee di sceneggiatura e la maestria registica ad impreziosire il mondo dell’opera, trasformandolo in un magico microcosmo dai molti significati. Inizialmente, la vita da naufrago è estremamente difficile. Rincorrendo i propri desideri, il protagonista troverà il modo di realizzarli, nel modo più evidente…e al tempo stesso impensato. Anche l’altro personaggio principale, una giovane ragazza reclusa in casa propria, troverà il sistema di uscire dalla propria condizione senza rinunciare alla propria natura.

Un consiglio spassionato? Recuperate questa perla.

Kung Fu Panda (Mark Osborne e John Stevenson, 2008)

Esiste un lottatore più goffo, distratto e sensibile e…potente di Po? Probabilmente no. Come successo in passato (Shrek, 2001), la Dreamworks mette in scena eroi che non sanno di esserlo. Il nostro simpatico panda sembra per natura destinato a cucinare spaghetti. Ma sarà proprio vero? O piuttosto la sua natura è stata equivocata?

Per far emergere le vere qualità del suo discepolo, il venerabile maestro Shifu adotta un metodo di insegnamento alternativo. Ovviamente non vi diremo quale. Anche qui, però, l’ortodossia di un sistema viene sovvertita e il risultato andrà oltre le più rosee aspettative.

Quando insegnare è prima di tutto ascoltare e comprendere.

The others (Alejandro Amenabàr, 2001)

L’idea di includere questo cult firmato Alejandro Amenàbar è spuntata da una lunga chiacchierata con la tesoriera della nostra associazione. Si parlava di colpi di scena, e bisogna ammettere che il regista spagnolo è un vero esperto nell’uso del twist. Liberamente tratto da Il giro di vite (Henry James, 1898), il film espone un mistero da svelare. Una famiglia, recentemente trasferitasi in una casa, comincia ad avvertire strane presenze. L’enigma però può essere risolto ribaltando gli assunti iniziali della traccia narrativa. In questo senso, The others è una vera sfida al pensiero laterale dello spettatore, che otterrà la chiave di volta solo adottando un punto di vista…opposto alle apparenze.

Salutato da molti come opera di grande innovazione stilistica, il film di Amenabàr è solo uno dei tanti esempi di “mondo rovesciato”. Tra le opere più conosciute, in tal senso, figura senz’altro Il sesto senso (M. Night Shyamalan, 1999), anche se per molti versi le soluzioni adottate in quest’opera risultano, a una seconda visione, un po’ forzate. Ben più consigliabile, fra i film recenti, è The orphanage (Juan Antonio Bayona, 2007). E, per non farci mancare una pietra miliare, è impossibile non citare uno dei capostipiti del genere: Sette note in nero (1977), del grande maestro italiano Lucio Fulci.

Che dire di più? “Feed your head”, diceva una canzone degli anni ’60. Il mondo di lato è a portata di mano: basta uscire dallo steccato.

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