Buona visione: Daniel Spellbound
In queste uggiose giornate di novembre, dove sembra che l’autunno sia finalmente arrivato e abbia recuperato il ritardo, si rischia di passare le serate davanti la televisione cercando di trovare qualcosa da vedere.
Se non volete fare una mega maratona dei soliti film o rivedere i film visti e rivisti, sul catalogo di Netflix ci sono delle novità per tutti i gusti.
Siete in cerca di qualcosa di leggero? Volete passare venti minuti col cervello scollegato? Sentite la mancanza di Trollhunter?
Ebbene, la nuova serie Daniel Spellbound è ciò che fa per voi.
Il vero potere? I soldi
Il protagonista è un cercatore. Non un cercatore di tesori nel senso classico del termine. Troppo facile. No, lui è un cercatore di magia.
Nello specifico, di artefatti magici abbastanza potenti che gli permettano di guadagnare, anche se sono illegali.
Ma quando si ha un debito da estinguere, a chi interessa della legalità?
La vita di Daniel era quasi tranquilla, finchè non ruba un oggetto potente ad un pericoloso alchimista oscuro. E si ritrova invischiato in un’epica lotta per la sopravvivenza stessa della magia, dove dovrà capire di chi fidarsi.
Perché nessuno dice la verità.
Di solito, nelle serie targate per ragazzi, i ruoli sono molto definiti. Sappiamo già dall’inizio che un personaggio è cattivo (e forse destinato alla redenzione), mentre un altro è destinato a far da mentore e figura pseudo genitoriale.
Non è questo il caso. I personaggi, tranne poche eccezioni, sono ambigui.
Ognuno agisce secondo il proprio tornaconto, seguendo un agenda segreta che non è chiara nemmeno allo spettatore più attento.
Non sai di chi ti puoi fidare, anche se l’aiuto può arrivare da fonti inaspettate. E nemmeno il protagonista è esente da questa regola.
Daniel non perfetto. Fa errori, è egoista, non si fida della sua stessa squadra. Il viaggio che intraprende per salvare il mondo è anche un viaggio per permettersi di perdonare suo padre e sé stesso, trovando la forza di tornare a fidarsi degli altri.
Daniel Spellbound è una di quelle serie destinate a far parlare di sé. E già si spera in una seconda stagione.
Collaboratrice, futura storica dell’arte (si spera) ed appassionata di fumetti, videogiochi, serie tv e film. Attualmente ho un podcast, Eva deve morire, su Spotify. Spero di potervi vedere presto anche lì.