Benvenuti a Sin City
Gli ingredienti per un hard boiled in piena regola? Violenza, crimine, corruzione, droga e sesso in vendita. E nella città del peccato ci sono tutti. Benvenuti a Sin City la città del vizio dove non è importante essere positivi o negativi, l’importante è essere vivi. A quel punto, tutto è permesso.
Se vi manca il sapore del whisky e l’odore di sigarette, il fumetto per eccellenza di Frank Miller fa per voi.
La saga è composta da una serie di episodi dove gli eccessi e le estremizzazioni regnano sovrane. Tutto viene spinto al limite. Frak Miller ha rivisitato il suo stile rendendolo efficace ed essenziale. Il suo tratto è approssimativo ma deciso nel dar vita a forme che emergono dalle ombre. Le grafiche si basano su forti contrasti di bianco e nero; fuori il colore, tutto ruota intorno alla luce o meglio alla sua assenza. Il lettore è lasciato in balia di macchie bianche su fondali neri. Gli unici colori funzionali alle storie sono il giallo il rosso o il rosa. Il contrasto tra nero e bianco si rispecchia nelle storie autoconclusive di Miller, contrasti netti tra la morte e il desiderio di sopravvivenza.
Tra psicopatici assassini ritratti da eroi, prostitute letali pronte a farsi giustizia, detective che inseguono la giustizia a modo loro, spogliarelliste vendicative e poliziotti corrotti non è possibile trovare un solo elemento positivo. Eppure tra le pagine di Miller, nonostante il sangue, gli obiettivi impossibili e la violenza, si scorge l’umanità di ogni singolo personaggio.
Non esiste alcuna morale tra una scena e l’altra, nessun sentimento buono o la pretesa di lasciare un insegnamento. È possibile tracciare una linea netta tra carnefici e sopravvissuti, non importa se quest’ultimo faccia più vittime del carnefice di turno, alla fine resta un nessuno consapevole di essere inerme e perso nel tormento della città.
Miller racconta l’odore e il gusto del momento della dannazione.
E la fonte di ogni perdizione è Sin city, unica assoluta protagonista.
Ciao sono Gianna, ho una laurea in Giurisprudenza, un tesserino dell’ordine degli avvocati a cui vorrei aggiungere quello da giornalista. La passione per la scrittura, nata sulla carta e poi migrata sulla testiera, mi accompagna da sempre. A 6 anni gli altri volevano fare gli astronauti; io avevo già le idee chiare: volevo fare la giornalista.