Batman L’impostore
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Batman L’impostore

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Convertire gli spettatori in lettori è un compito arduo.

Grazie a Batman L’impostore e al team stellare: Mattson Tomlin alla tastiera (co-sceneggiatore non accreditato di The Batman); l’italiano Andrea Sorrentino alle matite e Jordie Bellaire ai colori, l’impresa è semplice

Batman l’impostore

Batman L’impostore è stato pensato per tutti quelli che volevano ritrovare le stesse atmosfere dell’ultimo film dedicato al crociato.  La miniserie di tre volumi infatti condivide con la pellicola non solo premesse ma anche lo stesso approccio analogico al Cavaliere Oscuro. Batman, nonostante sia considerato l’eroe per eccellenza dell’universo DC Comics, è più un pericolo per sé stesso che una salvezza per gli abitati di Gotham.

Questa criticità è colta in pieno da Mattos Tomlin, che esalta questo dualismo del personaggio all’interno di Batman L’impostore.

Batman L’impostore

Lo scenario si apre con la dottoressa Leslie Thompkins svegliata nel cuore della notte dal rumore di una finestra che si infrange. Trova un Batman privo di sensi e gravemente ferito. L’approccio del racconto è crudo e diretto, non esiste uno scontro dalla quale Batman esca illeso. L’elemento chiave di Tomlin è il realismo che tra le pagine dell’opera trova il suo apice. Le azioni del crociato incappucciato minano gli interessi dei gruppi finanziari che operano illecitamente. Proprio una delle sue armi migliori, l’anonimato, viene sfruttata dai criminali per compiere omicidi nel suo nome, da qui il titolo “Impostore”. Siamo di fronte ad un vigilante molto giovane e inesperto e molto spesso mosso dalla sua eccessiva presunzione.

Aiutato dalla dottoressa Leslie Thompkins, Bruce dà voce ai suoi demoni interiori ingaggiando una lotta su due fronti: da una parte l’impostore che uccide i criminali nel suo nome e, dall’altra, l’aspetto più pericoloso: Batman uccide?

Batman L’impostore

Il realismo si scontra però con le pretese del pubblico: nessun supereroe può cadere vittima dei propri difetti. Sono pochi i momenti in cui Batman si libera del machismo per essere una persona autentica con le sue fragilità e rappresentano gli istanti più alti della miniserie.

La Gotham di Sorrentino è marcia e degradata, si serve di neri profondi e di chiaroscuri; le combinazioni di colore usate da Jordie Bellaire incupiscono anche le tonalità più accese creando nel lettore un costate stato di ansia.

Un Batman maggiormente legato alla cruda realtà, la violenza selvaggia e le atmosfere degradate compongono il thriller perfetto. Nei classici thriller l’investigatore è sua volta braccato dal criminale, che rappresenta la controparte negativa. In Batman l’impostore è lo stesso Bruce a essere controparte di se stesso.  

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