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Batman: cos’è successo al Cavalliere Oscuro?

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Batman: cos’è successo al Cavalliere Oscuro?

Aprile 2009. Neil Gaiman, che credo non abbia bisogno di altre presentazioni oltre a quella essere Neil Gaiman, scrive per la DC “Batman: Whatever Happened to the Caped Crusader?”, in italiano, “Batman: cos’è successo al Cavalliere Oscuro?”, con disegni di Andy Kubert. Queste sono le uniche informazioni che posso condividere senza entrare nello SPOILER, quindi siete avvisati.

Come si conclude la storia?

Il riferimento nel titolo al lavoro di Alan Moore su Superman è pienamente voluto, come ammette lo stesso Gaiman. Anche la pubblicazione in due parti, su Batman 686 e Detective Comics 853, sembra riflettere e citare “Cos’è successo all’Uomo del Domani?”. Ma i paralleli fra le due opere si devono fermare a un certo punto.

Come sottolinea lo stesso Gaiman, l’opera di Moore è la chiusura con un era, una formula che per lui non si può elaborare con Batman. Cresciuto con la serie tv e appasionatosi al fumetto, Gaiman ha compreso come la natura del Cavalliere Oscuro è quella di un sopravvisuto, di un essere in continua metamorfosi e adattamento. L’intero mondo di Gotham sembra sottosposto a tale legge.

Per tanto, non è possibile scrivere di un’avventura finale, una in cui l’eroe muore o appende il mantello al chiodo. Non può funzionare. Battuta pronunciata dallo stesso Batman, che ci offre una chiave di lettura della storia, è “So di essere Batman ma non ricordo più quale batman sono.” Se queste parole vi suonano come qualcosa che funzionerebbe anche in bocca al Joker, ottimo lavoro: state comprendendo il punto.

Il risveglio del Cavalliere Oscuro

“Batman: cos’è successo al Cavalliere Oscuro?” è un fumetto dai tratti onirici. “E grazie” sarà già pronto a dire qualcuno “Lo ha scritto Neil Gaiman, che ti aspettavi?”. Ma Gaiman ha scritto altre storie su Batman e non in tutte si respira la stessa atmosfera che si percepisce in questa.

La trama stessa sembra la storia di un uomo constretto ad assistere ai propri sogni.

Un Batman insolitamente confuso assiste al suo stesso funerale, dove partecipano tutti i suoi amici e nemici. Gaiman recupera i volti della storia di Batman, oltre a quelli immancabili (Gordon, Joker, Cawoman, Alfred), si ritrovano anche quelli di personaggi cancellati dalla Post-Crisis come la prima Batgirl (Bette Kane). Joe Chill, l’uomo che ha ucciso i suoi genitori, l’uomo che ha dato inizio a Batman, riceve gli ospiti, aumentando il conturbamento di Batman che sa che Joe Chill è già morto da tempo.

I presenti si alzano per raccontare l’ultima avventura e ciascuno di loro racconta una storia diversa. Eppure, in questo delirio di epiloghi differenti, si scopre quello che le caratterizza tutte.
Ciascuno dei Batman descritti non si è mai arreso.
Ciascuno dei Batman raccontati ha lottato fino all’ultimo.

Gaiman racconta l’eternità di Batman, un supereroe che, ricordiamo, non ha poteri. Tale eternità è espressa nella continuità della sua natura. Nel grande flusso del cambiamento che – metanarrativamente – è causato dal cambiamento di stile dei fumettisti o del presente, Batman riesce sempre a essere sè stesso grazie alla natura immutabile del personaggio. A ciò, Neil Gaiman, rende omaggio. E noi con lui.

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Elisa Bellumori

Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osseva. Praticamente innocua.

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