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Altrimenti ci arrabbiamo (2022)

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Altrimenti ci arrabbiamo (2022)

Quando venne annunciato l’imminente uscita di un film intitolato “Altrimenti ci arrabbiamo”, il pubblico, la sottoscritta compresa, si aspettava un sacrilego remake del cult del 1974 con Bud Spencer e Terrence Hill, forse la pellicola più amata del duo. Sicuramente quella con la colonna sonora che è divenuta parte integrante della cultura pop italiana.

Ma una volta passata l’ondatta di sdegno e snobbismo e affrontata la visione di quello che poi si è rivelato essere un sequel, mi sono ritrovata di fronte alla più sconvolgente delle rivelazioni: questo film NON fa schifo. Non suscita i sentimenti che hanno spinto millioni di spettatori a innamorarsi del predecessore, ma a confronto di altri innumerevoli reboot/sequel/remake che hanno appestato i fandom di origine, è decisamente un buon film.

Ma non mentirò dicendo che non ha dei difetti di una certa rilevanza di cui intendo trattare e – attenzione! – da qui in avanti l’articolo conterrà pesanti tracce di SPOILER.

Problemi versione 2022

La cosa che salta subito all’occhio è che gli autori del film sono fan di Bud Spencer molto più di quanto lo siano di Terence Hill. I nuovi protagonisti, Carezza e Sorriso, sono i figli di Ben (Bud Spencer), una next generation che onora solo uno dei protagonisti dell’originale. Edoardo Pesce (Carezza) interpreta una perfetta reincarnazione del burbero dal cuore d’oro quale era suo padre, mentre Alessandro Roja (Sorriso) non riesce a replicare il carisma di Kid (Terence Hill). Invece di essere un brillante e carismatico scavezzacollo, Sorriso sembra più un imbroglioncello dalle buone intezioni che si caccia nei guai molto più spesso di quanto riesce ad uscirne. Il suo personaggio appare più simile all’Eddy Murphy di “Una poltrona per due” o al buon vecchio Sberla dell’ A-Team.

La devozione al vecchio Bud è sottolineata anche nella scelta delle scene omaggiate e dalla conclusione della scazzotata finale dove viene riproposto come una sacra reliquia da parte di Carezza il “colpo del Piccione”.

Così cattivi che si fanno paura (2022).

Ritengo che “Altrimenti ci arrabbiamo” sia portato avanti dai suoi cattivi: pur ritrovando le sue radici nella filosofia del vecchio Capo (John Sharp), il Torsillo di Christian de Sica dona un brio nuovo alla storia.

Gli spezzoni fra lui, il figlio Raniero (Francesco Bruni) e il capo degli scagnozzi Scajone (Massimiliano Rossi) sono i punti in cui la storia cerca di esprimere la propria originalità dal predecessore, fino a raggiungere persino aspetti metanarattivi.

Altro confronto in cui la pellicola del 2022 perde contro quella del 1974 sono le scene di lotta, innegabilmente il fulcro stesso dell’opera originale e del suo filone di appartenenza. Mancano sia gli stuntman che le coreografie che ci hanno dato scene immortali come la rissa nella palestra, e tali assenze sono coperte dai movimenti di macchina o con bizzare dissolvenze a fumetto (ricorrenti nel corso del film) che se da un lato appaiono fuori contensto, dall’altro sono esteticamente belle e si riconnettono al lato metanarrativo affrontato da Torsillo e i suoi.

Credo di poter dire, alla fine, che il nuovo “Altrimenti ci arrabbiamo” si può tranquillamente guardare senza il timore di buttare via il proprio tempo e di poterlo persino considerare, in sé stesso, godibile.

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Elisa Bellumori

Laureata in Lettere e Antropologia, tutto il suo piano di studi si può tradurre in cinque semplici concetti: libri, fumetti, cinema, media, pizza. Cerca di farsi strada come scrittrice. Nel frattempo vi studia e osseva. Praticamente innocua.

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